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Burri 'privato' raccontato da amico

Burri 'privato' raccontato da amico

'Quella volta che Agnelli gli chiese sua 'annata' migliore...'

FIRENZE, 26 aprile 2016, 16:16

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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C'è una "vita segreta" di Alberto Burri, l'artista morto nel 1995, fatta di aneddoti, narrazioni e curiosità. Questo aspetto di Burri è l'anima del libro di Matteo 'Tito' Fortuni, il medico suo amico per l'intera vita, "Alberto Burri. L'amicizia - Il diario segreto di Tito Fortuni" (Maschietto Editore, pagg.224, 16 euro) che sarà presentato il 28 aprile in Palazzo Strozzi che ospita la mostra Da Kandinsky a Pollock. "Gianni Agnelli è venuto a Città di Castello per visitare Palazzo Albizzini e incontrare Burri... Alberto mi telefona subito dopo perché è esterrefatto dalle domande puerili dell'avvocato: 'Maestro produce, produce?' Il suo commento con me: 'Non faccio mica le macchine!' E poi, di nuovo Agnelli: 'La sua annata migliore è il 1952?' E Alberto a me: 'Non faccio mica il vino!' E conclude: 'Non ho capito se è ignorante o se sfotte'". E' uno degli episodi raccontati da Fortuni con la prefazione di Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri, ed il commento di Guelfo Guelfi, membro del Cda Rai.
    Fortuni, morto nel 1999, fu amico fraterno, confidente, consigliere, collezionista nonché medico personale del più importante artista italiano del secondo Novecento. Con Burri condivise passioni, peripezie, successi e dopo la sua morte (1995) contribuì a realizzarne le volontà, in particolare con la Fondazione che a Città di Castello ospita l'imponente collezione oggetto di un annoso conflitto ereditario infine risolto.
    Il diario racconta dunque i momenti privati di due vite vissute in parallelo: Fortuni e Burri entrambi castellani, entrambi studenti di medicina, entrambi calciatori per diletto oltre che tifosi sfegatati del Perugia. Si frequentano con assiduità, si assistono anche quando la diversa professione li divide, si confessano fino all'ultimo.
   

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