Sono passati 25 dalla notte del 10
aprile 1991, quella della strage del traghetto Moby Prince,
incendiatosi nella rada di Livorno dopo la collisione con la
Agip Abruzzo carica di 82.000 tonnellate di petrolio. Un quarto
di secolo in cerca di verità e giustizia per i 140 morti del
traghetto che aveva appena lasciato il porto toscano diretto in
Sardegna. Per le madri, i padri, le sorelle, i fratelli, gli
amici delle vittime come sono passati questi 25 anni? Racconti
di vite spezzate nel buio di quella sera in attesa della verità.
E' dedicato soprattutto a loro il libro della giornalista
livornese Elisabetta Arrighi "Moby Prince, novemila giorni senza
verità" (Edizioni Ets, 140 pagine, 14 euro). E' infatti 9.000
giorni dopo che parlano i familiari delle vittime, testimoni,
inquirenti, consulenti, avvocati, politici. Per cercare di dare
una risposta ai misteri insoluti della più grave tragedia della
marineria italiana in tempo di pace proprio nel momento in cui è
al via alla commissione d'inchiesta al Senato.
Elisabetta Arrighi, giornalista, livornese, è stata
responsabile del settore culture del quotidiano "Il Tirreno" di
Livorno, ha seguito come cronista la tragedia del Moby Prince da
quella notte fino ad oggi, seguendo il filone principale
dell'inchiesta e alcune indagini collaterali relative al
disastro. Nel 1993 ha pubblicato un instant book sulla tragedia.
Il libro, scrive Alfredo Galasso introducendo il lavoro di
Elisabetta Arrighi, "ha il merito di riportare
all'attenzione dell'opinione pubblica una vicenda tragica
lontana nel tempo e nella memoria. Personalmente - spiega
Galasso - pur avendo vissuto come avvocato di parte civile la
fase delle indagini e del processo di primo grado fino alla
sorprendente discutibile sentenza, avevo relegato la storia del
Moby Prince fra le esperienze deludenti e irreparabili della
vita professionale e della umana solidarietà".
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