''La finzione è sempre una denuncia,
è la prova di una rivolta, perché il romanziere è un ribelle, un
uomo indignato per un aspetto o l'altro della realtà'' scriveva
nel 1969 Mario Vargas Llosa, considerato, con Gabriel Garcia
Marquez, il principale rappresentante della letteratura
sudamericana, come lui vincitore del Nobel per la letteratura
nel 2010 e che il 28 marzo compie 80 anni, essendo nato in quel
giorno in Perù nel 1936.
''Ogni romanzo, credo, è un assassinio formale della
realtà'', aggiungeva, esplicitando a sei anni dall'uscita del
libro che gli dette notorietà internazionale, La città e i cani,
la propria poetica che indaga tra le pieghe del reale per
scompaginarle, per farne emergere contraddizioni e falsità. Una
vita impegnata e poi il Nobel ne hanno fatto un uomo pubblico
che ha fuggito l'interesse dei rotocalchi. Ora, divenuto
compagno di un ex modella, Isabel Preysler, si è trovato a dover
cedere all'insegna di quel ''nella mia vita ho sbagliato
tutto'', che ama ripetere da alcuni anni.
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