Sei anni di ricerche per scavare
nella vita di Carlo Levi e in uno dei libri più importanti del
nostro dopoguerra: "Cristo si è fermato a Eboli". Un viaggio dal
confino, dove il fascismo lo spedì, fino alla Liberazione di
Firenze. Lo ricostruisce il giornalista fiorentino Nicola Coccia
in "L'arse argille consolerai: Carlo Levi dal confino alla
Liberazione di Firenze attraverso foto, testimonianze e
documenti inediti" (Ets, 299 pagine, 15 euro). Il libro parla
soprattutto della vita di Carlo Levi, medico, pittore,
componente del Comitato Toscano di Liberazione, della donna che
lo ha protetto, del bambino di cui è stato padre putativo, della
figlia segreta e della scrittura del "Cristo si è fermato a
Eboli", avvenuta, sotto l'occupazione tedesca, in un
appartamento di Firenze. Ci sono testimonianze e foto mai
pubblicate prima e anche un quadro molto significativo di quel
periodo, rimasto chiuso in una stanza.
Un cammino ricostruito attraverso documenti, inediti, che
hanno permesso di entrare nelle vite di decine di persone e di
raccogliere storie drammatiche e straordinarie come quella del
partigiano milionario, delle carognate dei fascisti in un
convento di clausura, delle stragi di bambini e civili,
dell'uccisione della 'donna più bella del mondo'. Ma anche di
Manlio Cancogni portiere di un torneo di pallone nella villa di
Mussolini, del furto della valigia di Carlo Cassola, dell'olio e
della farina portati a Giorgio Bassani in fuga da Ferrara,
dell'erede al trono finito a vendere motorini, del matrimonio
della figlia di Amedeo Modigliani con l'uomo che si era gettato
in acqua col cappotto per sfuggire all'arresto.
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