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La terra dei figli, un mondo post-apocalittico

Cinema

La terra dei figli, un mondo post-apocalittico

A Taormina il film di Cupellini con Golino e Mastandrea

ROMA, 29 giugno 2021, 14:11

di Francesco Gallo

ANSACheck

La terra dei figli, un mondo post-apocalittico - RIPRODUZIONE RISERVATA

La terra dei figli, un mondo post-apocalittico - RIPRODUZIONE RISERVATA
La terra dei figli, un mondo post-apocalittico - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nessuno scommetterebbe su un film post-apocalittico italiano, ma LA TERRA DEI FIGLI di Claudio Cupellini (Alaska, Gomorra, la serie) sorprende. E questo per molti motivi. In anteprima fuori concorso alla 67/a edizione del Taormina Film Fest e dal 1 luglio in sala con 01, il film non ha solo una buona regia, ma anche un'ottima storia, tratta da uno dei più importanti fumetti di Gipi. Stesso discorso per il cast, dall'esordiente rapper romano Leon de La Vallèe a Paolo Pierobon, da Maria Roveran a Valeria Golino, nel ruolo di Strega, fino a Valerio Mastandrea in quello del Boia.

Questa la storia. Un padre (Pierobon) e suo figlio (La Vallèe) di quattordici anni sono tra i pochi superstiti in un mondo totalmente grigio e vivono in una sorta di palafitta su una laguna. Motivi della tragedia? Sconosciuti, si parla di veleni. Si capisce solo che non è proprio 'la terra dei figli' del titolo, in quanto in questo mondo post-tragedia non si vedono bambini, neppure ragazzi e quei pochi sopravvissuti non sanno nulla di come si viveva prima. In questo mondo malato, il padre affida a un quaderno i suoi pensieri, ma quelle parole per il figlio sono segni indecifrabili: non sa leggere. Alla morte del padre, il ragazzo decide così di intraprendere un viaggio alla ricerca di qualcuno che possa svelargli il senso di quelle pagine. In questo ragazzino che sembra senza alcuna emotività c'è però la voglia di scoprire i veri sentimenti del padre e anche di sapere di più di un passato che non conosce. Nel cast anche Fabrizio Ferracane, Maurizio Donadoni e Franco Ravera.

"Il film è una storia di formazione in cui la bellezza e la meraviglia, rappresentate da un adolescente solo al mondo, combattono contro le tenebre di una terra che sembra implacabilmente ostile. Il film che abbiamo appena terminato di girare è però anche una storia di un'avventura titanica e appassionante, un grande viaggio fisico e sentimentale, che parla di argomenti che appartengono sempre più al sentire comune: il futuro del mondo che lasceremo ai nostri figli e l'importanza della memoria", spiega il regista. "Il passato ha per me importanza per quanto riguarda l'arte, il quaderno porta appunto dei ricordi", fa notare Leon de La Vallèe stamani a Taormina.

"Uno dei temi del film è il ricordo - dice Valeria Golino - anche ovviamente quello da tramandare ai figli. Sapere qualcosa che non c'è più diventa più importante di quello che si sta vivendo. Oggi, ad esempio, c'è una dimenticanza, non perché siamo cattivi, ma perché non si fa in tempo a ricordare tutto, bombardati come siamo da mille cose". Per l'attrice, impegnata su più fronti, il lockdown non ha avuto un impatto significativo sulla creatività: "Mi ha fatto di tutto la pandemia, male e bene. Per fortuna non sono stata toccata dalla tragedia, ma devo dire che non sono stata neppure particolarmente ispirata da questo periodo. C'è chi ha fatto tante cose e chi nulla. Io sono stata un po' nel mezzo". Dice, infine, Valerio Mastandrea in collegamento: "Il mio personaggio è proprio quello che a un certo punto ricorda. Io l'ho sempre attualizzata la memoria, l'importante è quanto pesi soprattutto nel presente". La Terra dei Figli è una produzione Indigo Film con Rai Cinema, in coproduzione con WY Productions.

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