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Scott Eastwood, il mio omaggio agli eroi di Kamdesh

Cinema

Scott Eastwood, il mio omaggio agli eroi di Kamdesh

In The Outpost, su attacco talebano a base Usa in Afghanistan

ROMA, 09 febbraio 2021, 16:39

Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il 3 ottobre 2009 in Afghanistan 400 talebani sferrano un durissimo attacco al Cop (Combat Outpost) Keating, avamposto da combattimento degli americani vicino a Kamdesh nella provincia del Nuristan. Il fortino viene difeso strenuamente da 53 soldati statunitensi, ai quali per ore sono mancate forze d'appoggio. Uno scontro sanguinoso, che ha causato 8 morti e 27 feriti tra gli americani e oltre 150 morti tra i talebani. Eventi ripercorsi dal giornalista della Cnn Jake Tapper nel libro The Outpost: An Untold Story of American Valor e portati sul grande schermo da Rod Lurie, con The Outpost, war movie interpretato da Scott Eastwood e Caleb Landry Jones nei ruoli dei sergenti scelti Clinton Romesha e Ty Michael Carter, che per il loro valore a Kamdesh hanno ricevuto da Obama le Medaglie d'onore. Nel cast del film, uscito in estate negli Usa e prossimamente in Italia con Eagle Pictures, fra gli altri anche Orlando Bloom, Jack Kesy, Milo Gibson, Jacob Scipio, Taylor John Smith e ,in un cameo, alcuni soldati che hanno realmente combattuto nell'avamposto Keating. "Io ho fatto parte dell'esercito - racconta Rod Lurie nell'incontro online organizzato da The Wrap - e un filmmaker che ha servito nelle Forze Arnate non direbbe mai no a un film come questo. E' una storia troppo importante per i nostri soldati e veterani". Scott Eastwood, 34 enne figlio di Clint, che ha già interpretato varie volte in carriera dei soldati, ci ha pensato un po' prima di accettare: "Non ero molto interessato a fare un altro film di guerra, ma Rod mi ha convinto con la passione per questo progetto" spiega l'attore, che ha potuto però avere con il vero Clinton Romesha, solo una conversazione telefonica di due ore, perché l'ex soldato è legato, con il libro di memorie che ha scritto sulla battaglia (intitolato 'Red Platoon', ndr), a un altro progetto cinematografico in preparazione. "In quelle due ore di dialogo con lui ho potuto esplorare chi fosse quando è successo tutto e chi è ora, come questi fatti l'abbiano cambiato, che cosa ha dovuto affrontare - dice Eastwood -. Era fondamentale riflettere la sua verità. Quando si racconta un personaggio reale come lui non si può essere del tutto liberi. Vuoi rendere giustizia a una persona come lui e a quello che è successo". L'attore tuttavia è stato sul punto di dire addio al film, quando tre settimane prima delle riprese si è rotto una caviglia: "Il chirurgo dopo l'operazione mi aveva detto che avrei potuto ricominciare ad appoggiare il piede in otto settimane ma io ho detto alla produzione cinque... ho mentito per fare il film - racconta sorridendo -. Non sono Superman, avevo molti dubbi ma ho pensato che avrei trovato una soluzione per le scene d'azione (che sono state totalmente ripensate in base al miglioramento della sua caviglia, ndr) e così è stato". Lurie ha dovuto affrontare in quei mesi un trauma molto più grande: la morte improvvisa per un embolo, del figlio 27enne Hunter avvenuta mentre The Outpost era in pre-produzione: "E' stato un evento tragico enorme nella mia vita, ma lavorare al film mi ha mantenuto vivo, anche grazie all'affetto che mi è arrivato da tutto il cast e dalla troupe". Dietro The Outspost non c'è una major, il budget era limitato e quindi anche la possibilità di ripetere le scene: "Abbiamo risolto preparando tutta la parte d'azione e di guerra, con agli attori, la troupe, gli stuntmen, con grande cura. Ognuno una volta sul set sapeva esattamente cosa fare e come muoversi", spiega il regista. La canzone originale alla fine del film, 'Everybody cries' è firmata e cantata da Rita Wilson: "Ho pensato che il brano dovesse completare la storia, sia dal mio punto di vista di donna che, in generale, di storyteller - spiega l'attrice e cantautrice, moglie di Tom Hanks - Volevo che la canzone risultasse vera e semplice. Il film, per forza di cose è molto maschile. Io volevo riflettere la voce femminile delle madri, le compagne, le figlie, le amiche di questi soldati".

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