Un giorno dopo Irrfan Khan, è morto
in India, a Mumbai, un altro dei volti più amati di Bollywood,
il 67enne Rishi Kapoor, malato di leucemia. Nella prima parte
della sua carriera era diventato, interpretando soprattutto
ruoli romantici, una delle star più amate di Bollywood, per poi
regalare negli ultimi vent'anni grandi performance
principalmente in ruoli di contorno.
Nasce nel 1947 a Peshawar in una famiglia d'attori. Il
debutto al cinema avviene a 16 anni, in 'Mera Naam Joker'
(1970), un film sulla vita dei clown, dove interpreta la
versione 'giovane', del personaggio incarnato dal padre, Raj
Kapoor (anche regista). Talentuoso anche nella danza, interpreta
in carriera oltre 90 film, diventando un beniamino del pubblico
soprattutto grazie a una serie di ruoli romantici, come in Bobby
(1974), storia d'amore adolescenziale. Fra gli altri hit, Khel
Khel Mein (1975), Karz (1980) e Chandni (1989). In vari film
recita a fianco di Neetu Singh, diventata sua moglie nel 1980 e
madre dei suoi due figli, Riddhima Kapoor Sahani e Ranbir, che
lo segue nella carriera cinematografica ed è oggi è a sua volta
uno dei maggiori divi di Bollywood.
Il successo di Rishi Kapoor si rinnova nella seconda parte
della sua carriera, quando passa a interpretare principalmente
ruoli da caratterista. Tra i film che conquistano il pubblico:
Namastey London (2007), Love Aj Kal (2009), Agneepath (2012),
Student of the Year (2012), Do Dooni Chaar (2011) per cui vince
il Filmfare Critics Award come miglior attore e Kapoor & Sons
(2016), che gli fa ottenere il Filmfare come miglior attore non
protagonista.
Nel suo ultimo post sui social l'attore aveva sottolineato
l'importanza di restare uniti per vincere tutti insieme il
coronavirus, e la famiglia di Rishi Kapoor annunciando la
notizia della sua scomparsa ha chiesto ai fan di non organizzare
per lui omaggi pubblici in strada, ma di continuare a rispettare
le misure del lockdown.
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