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Soldado di Sollima business dei migranti

Soldado di Sollima business dei migranti

Regista si misura nel sequel con Del Toro e Brolin

06 luglio 2018, 11:51

di Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Il vero grande affare dei cartelli messicani oggi non è più la droga, ma l'emigrazione clandestina. Queste persone non devi curarle, non rischi nulla e, se va male, ritentano". Questa una delle frasi chiave di 'Soldado' di Stefano Sollima, sequel pieno di ritmo e violenza di 'Sicario' visto in anteprima per gli esercenti a Ciné, Giornate di Cinema di Riccione (in anteprima nazionale a Ischia Global Fest il 15 luglio) e in sala dal 18 ottobre con 01.

Thriller-action, con Benicio Del Toro e Josh Brolin , pieno di armi, sparatorie, elicotteri da guerra che fanno giri di valzer sul deserto, agenti Cia, cartelli messicani infiltrati dentro la polizia di Stato, non si può dire che questo film manchi di attualità diviso, come è, da confini da difendere, in questo caso quelli tra Texas e Messico, emigrati da sfruttare e terrorismo islamico (la migrazione, si vede in Soldado, è un veicolo per il terrorismo religioso).

La mission di Sollima, regista di Suburra, non era certo facile. Quella di fare non solo il primo film americano, ma anche un credibile sequel del film cult di Denis Villeneuve del 2015, ma l'autore romano di 'Romanzo criminale' non ha avuto affatto paura e il box office Usa alla fine lo ha premiato. Al suo esordio Soldado parte più che bene con 19 milioni di dollari contro i 12 di Sicario.

Nel film si racconta appunto la lotta al narcotraffico fra Stati Uniti e Messico resa ancora più dura da quando i cartelli hanno iniziato a trasportare terroristi attraverso il confine. Per combattere questa guerra, dove è impossibile giocare seguendo le regole, l'agente federale Brolin dovrà unire le forze con il misterioso Benicio Del Toro che ha un'unica mission: quella di far entrare in guerra i cartelli messicani l'uno contro l'altro. Per riuscirci Del Toro non mancherà di coinvolgere in un rapimento una ragazzina, figlia di uno dei più potenti boss messicani, alla quale inevitabilmente si affezionerà.

"Mi piace esplorare le zone grigie - ha detto Stefano Sollima -, io credo che facciano parte dell'essere umano.
Ognuno di noi non è solo un regista, un bravo ragazzo, un padre o una madre, siamo molto più complessi e se si guarda senza filtri in ogni uomo si possono trovare tante sfumature di grigio".

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