I regimi totalitari, per la loro
forte natura ideologica, possono cadere nella satira con
facilità. Basta rendere il terrore grottesco e mettere poi gli
eventi in parodia. È quello che ha fatto Armando Iannucci in The
Death of Stalin (Morto Stalin, se ne fa un altro), adattamento
cinematografico di La mort de Stalin, graphic novel di Fabien
Nury e Thierry Robins (Mondadori). Il film, in concorso al
Torino Film Festival e in sala in Italia dall'11 gennaio con I
Wonder, grazie anche a un cast straordinario, Andrea
Riseborough, Rupert Friend, Paddy Considine, Steve Buscemi e
Jeffrey Tambor, racconta con ritmo e ironia gli ultimi concitati
giorni di vita del dittatore sovietico e quelli successivi alla
sua morte.
"Mi interessava analizzare i populismi oggi più che mai vivi,
da Berlusconi a Le Pen fino a Farage", dice il regista. "I
regimi totalitari stanno tutti in fondo nell'anima stessa del
populismo, portatori di false verità alle quali si richiede di
aderire a volte con sviluppi drammatici".
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