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Mal di pietre, l'amore dentro la follia

Mal di pietre, l'amore dentro la follia

In sala film di Garcia con Marion Cotillard, tratto dal libro di Milena Agus

ROMA, 11 aprile 2017, 19:39

Francesco Gallo

ANSACheck

Mal di pietre, foto di scena - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mal di pietre, foto di scena - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mal di pietre, foto di scena - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gabrielle (Marion Cotillard) è una donna inquieta, presa da grandi passioni anche erotiche. Per la piccola comunità agricola vicino Lione dove è cresciuta, è uno scandalo. E' un po' matta. In un'epoca, gli anni '50, in cui le ragazze sono destinate al matrimonio, lei è diversa. Questa la protagonista di 'Mal di pietre', tratto dal romanzo di Milena Agus (ed. Nottetempo) e firmato da Nicole Garcia. Già passato a Cannes in concorso, arriva ora in sala da giovedì 13 aprile con la Good Films in 70 copie.

Va detto che la storia di Gabrielle non nasconde troppo la sua natura: non mangia a tavola, ha amori immaginari e anche una deriva mistica. Chiede a Dio: "Quella cosa tu me la devi dare". E per quella cosa intende l'amore. Vista la sua labilità, i genitori la fanno sposare con Jose' (Alex Brendemuhl), un uomo solido quanto malinconico, appena sfuggito alla guerra civile spagnola. Tutto sembra funzionare, senza troppa passione, tra i due finché Gabrielle si ricovera per un periodo in una clinica termale per curare i suoi calcoli renali. Qui incontra un fascinoso tenente in cura per una grave malattia, André Sauvage (Louis Garrel), di cui si innamora perdutamente. Gabrielle ringrazia Dio ed è finalmente pronta a tutto per lui che le promette eterno amore. A fine cura però la donna torna a casa dal paziente marito e gli dice che è incinta e che vuole andarsene, ma nel frattempo Andre' non risponde più alle sue lettere. Dov'è finito? Esiste davvero? "Ora si parla d'amore in tutte le salse sui social e sui magazine. Nel libro questo amore è qualcosa di piu' concreto - spiega oggi a Roma la regista -, la protagonista lo chiede addirittura a Dio. Ha un aspetto sessuale e anche sacro, mistico. Non ci sono però nessi con la Bovary che, rispetto a Gabrielle, è più malinconica, urbana, meno contadina".

"Il destino di questa donna incarna per me la forma dell'immaginario, la potenza creatrice di cui noi tutti siamo capaci quando abbiamo grandi aspirazioni e i nostri sentimenti ci conducono all'estremità di noi stessi - dice ancora la Garcia -. Qualche cosa nella follia delle donne mi attira, in quanto portano in loro stesse quella fragilità, quel continuo tentennare fino al rischio di una catastrofe". Sulla trasposizione dal libro al cinema, spiega invece la Agus: "la cosa che mi è mancata di più è la Sardegna. Manca così tutta la spiritosaggine dei cagliaritani e la tragicità che c'è al contrario all'interno dell'isola. Questa nonna francese la amo però molto e mi ricorda l'Orlando Furioso, il suo mal d'amore folle per qualcosa che non esiste''. E ancora la scrittrice sarda: "anche negli amori virtuali c'è spesso la stessa follia, sono spesso amori che non esistono. In fondo non è da pazzi desiderare un amore folle. Ma spesso questo ci porta a non riuscire più a vedere quello che ci è vicino, le persone vere. Viviamo come in un altro luogo".

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