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Franco Nero, quando andavo a casa di Muhammad Alì

Franco Nero, quando andavo a casa di Muhammad Alì

05 giugno 2016, 19:32

Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

Franco Nero con Muhammad Alì e la moglie - RIPRODUZIONE RISERVATA

Franco Nero con Muhammad Alì e la moglie - RIPRODUZIONE RISERVATA
Franco Nero con Muhammad Alì e la moglie - RIPRODUZIONE RISERVATA

''Ho avuto il privilegio di aver conosciuto Cassius Clay, non dico che eravamo amici perché ora tutti dicono di averlo avuto come amico, lo frequentavo, negli anni '70 ed abbiamo passato tanti pomeriggi insieme a Los Angeles, a casa sua a Down Town. Non mi stancavo mai di ascoltarlo, era un uomo intelligentissimo''. A raccontarlo oggi all'ANSA è Franco Nero, che con la memoria va a quegli anni lontani quando per lui però, appassionato di boxe, era già un mito.
''Cassius fece un film di cui nessuno parla, per la tv, si chiamava Freedom Road, la Strada della libertà, ed era un film di due puntate sulla schiavitù in cui recitava con Kris Kristofferson, dove lui era molto bravo. Il produttore era un amico comune e così un pomeriggio mi portò a casa sua.
Diventammo amici, io lo andavo a trovare a casa sua a Los Angeles, abitava a Down Town. Fu un incontro stupendo, dalla prima volta, parlammo per ore. Io ero appassionato di boxe, da ragazzo lo facevo per allenamento, e sono stato anche capitano della squadra di calcio dei pugili italiani, con alcuni campioni del mondo a centrocampo, come Benvenuti, e io avanti con Oliva. Allora - continua Franco Nero - abbiamo passato questo primo bellissimo pomeriggio assieme, e lui alla fine mi ha detto: 'vienimi a trovare quando vuoi'. Io avevo mio figlio Carlo piccolino aveva 8-9 anni e lo portavo con me, lui era di una gentilezza ed umiltà impressionanti, lo prendeva in braccio e faceva i giochi magici, con i fazzolettini rossi e le monetine''.
''Era una persona intelligentissima e mi raccontava che aveva cambiato nome perché Cassius Clay era un nome da schiavi, mentre lui si era scelto Muhammad Alì, che significa amato da Dio. Si parlava della sua vita, del rifiuto delle armi, e diceva ''loro non hanno mai fatto nulla per me perchè io dovrei andare in guerra ad uccidere per loro''. ''Quello che mi stupiva è che aveva una cultura pazzesca, nonostante la famiglia, lui parlava per ore alla folla senza sbagliare una parola. Era molto preciso, efficace, pieno di significati quello che diceva''.
''Ma non era la prima volta che lo vedevo. Quando era tornato a combattere a New York contro Frazier, e quella volta perse, io volai da Roma a New York per vederlo. E quella sera c'erano tutti a bordo ring: Frank Sinatra, Burt Lancaster... ''.
''Quando presentarono La strada della libertà a Cannes io andai insieme a mia moglie a trovarlo e li' siamo stati qualche giorno insieme. In quel periodo ero a Los Angeles a fare un film Il pirata con Christopher Lee, e praticamente Cassius chiamava Christopher tutti i giorni, lo chiamava per farsi dare consigli.
Era fatto così''.

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