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Una sera a Teheran con le Storie di Bani-Etemad

Una sera a Teheran con le Storie di Bani-Etemad

Finalmente nelle sale. Regista al lavoro su altri temi sociali

31 maggio 2015, 20:56

Luciana Borsatti e Mojgan Ahmadvand

ANSACheck

     C'è un luogo che può essere davvero piacevole in certe serate di primavera a Teheran: è il Museo del cinema con il suo giardino di Bagh-e Ferdows, a due passi dal trafficatissimo viale Vali Asr e dal popolare mercato di piazza Tajrish. E non soltanto per la suggestione del luogo, dominato dal palazzetto di epoca qajara consacrato nel 2002 alla storia del cinema iraniano, ma anche per la vitalità che lo circonda: caffè all'aperto pieni di gente, due forniti negozi di musica e libri, un gruppo di musicisti che improvvisano per i passanti. E' anche qui che finalmente si proietta, quasi due anni dopo il debutto al Fajr Film Festival di Teheran e il premio per la miglior sceneggiatura alla 71/a Mostra del cinema di Venezia, il film 'Storie' di Rakshan Bani-Etemad, 'la signora del cinema iraniano'. Finalmente, perché il film era autorizzato alle proiezione da tempo, ma solo in questi giorni è approdato nelle sale iraniane. Un film in cui ritornano i personaggi delle precedenti opere della regista, per raccontare in diversi episodi i problemi sociali di oggi: l'arroganza dei burocrati, la rabbia dei disoccupati e la loro determinazione ad essere ascoltati, la solidarietà fra donne in una casa-rifugio, il diffuso problema della tossicodipendenza. Temi scomodi, anche se quest'ultimo si sublima nel dramma muto di una ragazza rimasta sieropositiva che non si concede di poter amare. "Ci sono stati molti alti e bassi per questo film già dai tempi della produzione - dice Rakshan Bani-Etemad parlando con l'ANSA - ma ora posso dire che ne è valsa la pena". In realtà, spiega, se da una parte il ministero della Cultura e della guida islamica può autorizzare la proiezione di un film, dall'altra ci sono altri organismi che lo possono fermare: per esempio, il Comune che non fornisce le sale. Come cineasti infatti "abbiamo diversi problemi, economici, di restrizioni e supervisioni, che coinvolgono diversi organismi". Il governo di Hassan Rohani è un passo avanti, "ma non possiamo aspettarci che la nuova dirigenza rimuova tutti i problemi immediatamente". Comunque ora i nuovi responsabili, "invece di essere contro di noi, sono al nostro fianco, e possiamo comprendere a quante pressioni sono sottoposti" (dai poteri più conservatori della Repubblica islamica, ndr). La regista sta ora lavorando a diversi progetti, fra cui un documentario che affronta ancora una volta problemi sociali. Problemi che le opere artistiche mettono in luce e la gente si attende siano risolti, "ma non possiamo aspettarci che i responsabili possano risolverli immediatamente". E le donne, protagoniste dei suoi film? "Molte operano nel cinema e per fortuna senza restrizioni, anche ai più alti livelli", risponde: solo il peso di una telecamera può scoraggiarle dal fare anche le riprese Le donne iraniane devono affrontare restrizioni di origine legale e culturale, sottolinea, "ma sono attive". Quello che infatti "le distingue da altre società tradizionali è il loro attivismo" in tutti i campi, e la volontà di raggiungere posizioni di rilievo. "Nella storia e nella transizione verso la modernità hanno pagato un prezzo molto alto - conclude - ma sono state loro a creare la propria condizione attuale". E sono ancora loro a lavorare per il proprio futuro.

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