L'oro e l'uso innovativo del colore,
i paesaggi idealizzati nelle forme e nel cromatismo, e poi le
regine incontrastate della sua ispirazione, le donne ammalianti,
seducenti, languide, protagoniste di alcuni capolavori assoluti,
come l'iconica Giuditta I (1901), La sposa (1917-18), dipinto
nell'ultima fase creativa, e il celebre Ritratto di Signora
(1916-17), trafugato nel 1997 e poi ritrovato nel 2019. E'
un'immersione nell'eredità artistica di uno dei pittori più noti
e amati al mondo la grande mostra "Klimt. La Secessione e
l'Italia", in programma a Palazzo Braschi dal 27 ottobre al 27
marzo 2022, che segna il ritorno dell'artista austriaco nel
nostro Paese e a Roma, dove nel 1911 fu premiato all'Esposizione
Internazionale d'Arte. A cura di Franz Smola, curatore del
Belvedere Museum, di Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt
Foundation di Vienna e di Maria Vittoria Marini Clarelli,
sovrintendente capitolina ai Beni Culturali, il progetto
espositivo è imponente - il costo complessivo per la
realizzazione ammonta a 1.7 milioni di euro - e ripercorre in
200 opere (di cui 49 di Klimt) tutta la carriera del pittore,
con il duplice obiettivo di sottolinearne il ruolo di
cofondatore della Secessione viennese ma anche di indagare la
stretta relazione che egli ebbe con l'Italia. Tra dipinti,
disegni, manifesti d'epoca e sculture - con prestiti eccezionali
come appunto La sposa, che per la prima volta ha abbandonato la
Klimt Foundation -, il percorso si articola in 14 sezioni. In
chiusura un focus dedicato al Ritratto di Signora e alla sua
storia eccezionale: rubato in circostanze misteriose dalla
Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, è stato poi
ritrovato altrettanto misteriosamente nel 2019 nella stessa
galleria. E proprio a Piacenza, dal 5 aprile, ci sarà la seconda
parte della mostra, con altre opere che sveleranno un Klimt più
intimo.
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