/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

La Biennale di Sarkis e la sfida del vivere insieme

La Biennale di Sarkis e la sfida del vivere insieme

Il fil rouge della Mostra d'Architettura in laguna a maggio 2020

VENEZIA, 17 luglio 2019, 19:57

Roberto Nardi

ANSACheck

Hashim Sarkis e Paolo Baratta - RIPRODUZIONE RISERVATA

Hashim Sarkis e Paolo Baratta - RIPRODUZIONE RISERVATA
Hashim Sarkis e Paolo Baratta - RIPRODUZIONE RISERVATA

Hashim Sarkis, architetto, docente e ricercatore, curatore della Biennale Architettura 2020, chiama alla mente uno dei progetti che saranno in mostra, quello di una scuola in Armenia realizzata in un quartiere "di persone poco privilegiate", per far capire "come l'architettura può cambiare la vita delle persone". Un esempio tra i tanti che la prossima mostra, dal 23 maggio al 29 novembre 2020 a Venezia, porterà all'attenzione del visitatore - "il nostro partner" a dirla con le parole del presidente della Biennale, Paolo Baratta - per cercare di dare risposta, o forse per porre altre nuove domande, all'interrogativo scelto da Sarkis come titolo e per fare da traccia all'esposizione: "How will we live together?".

Un quesito apparentemente basico, "come vivremo insieme?", dove ogni parola, nella descrizione del curatore, può contenere delle indicazioni operative - "We? E' la sensibilità plurale" quasi come "together" che sembra sottolineare l'aspetto collettivo - ma con alla fine un punto interrogativo che apre a risposte diverse, anche a seconda del contesto sociale, economico e territoriale. Un interrogativo al quale gli architetti invitati alla Biennale - le distinzioni di un tempo tra "archistar" e giovani alle prime esperienze, anche con un'ottica visionaria, sono ormai messe da parte - sono incoraggiati a coinvolgere nella loro ricerca "altre figure professionali e gruppi di lavoro: artisti, costruttori, artigiani, ma anche politici, giornalisti, sociologi e cittadini comuni". Perché, sempre a seguire la descrizione di Sarkis, "la Biennale Architettura 2020 vuole affermare il duplice ruolo, spesso trascurato, dell'architetto, che è quello di affabile convocatore e custode del contratto spaziale". Per il curatore, c'è bisogno proprio di "un nuovo contratto spaziale". "In un contesto caratterizzato da divergenze politiche e da disuguaglianze economiche sempre maggiori - spiega- chiediamo agli architetti di immaginare spazi nei quali possiamo vivere generosamente insieme".

Ma quest'ultima parola ha più declinazioni: "insieme come essere umani che, malgrado la crescente individualità, desiderano connettersi tra loro e altre specie nello spazio digitale e in quello reale; come nuove famiglie in cerca di spazi abitativi più diversificati e dignitosi; come comunità emergenti che esigono equità, inclusione e identità spaziale; insieme trascurando i confini politici per immaginare nuove geografie associative; e come pianeta intento ad affrontare delle crisi che richiedono un'azione globale affinché possiamo continuare a vivere". Certo, si capisce, l'architettura non può e non ha gli strumenti per risolvere tutti i problemi di un mondo dove c'è chi vede la questione dell'abitare come problema di avere un tetto sulla testa o aree che vedono grandi realtà realizzate per dare risposte a esigenze, anche produttive, che le condizioni della società e del lavoro hanno reso necessarie di modifiche. Questo pare chiaro, ma come dice Sarkis, come Biennale Architettura saranno al centro le grandi divisioni sociali del nostro tempo, come quelle tra urbano e rurale, tra ricchi e poveri; ci saranno esempi di temi pressanti come i rifugiati oppure gli housing sociali in realtà urbane densamente popolate. Tutti temi trattati "per cercare di individuare una linea futura". D'altronde il 2020 "è stato spesso definito - ricorda il curatore - come una pietra miliare sulla via verso un futuro migliore. Molte nazioni e città hanno elaborato una propria 'vision 2020'. L'anno è alle porte. Guardiamo all'immaginario architettonico collettivo per andare incontro a questa occasione epocale con creatività e coraggio".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza