Sarà battuta all'asta, da
Pandolfini a Firenze il 27 novembre, una selezione di di 111
vetri di Archimede Seguso (1909-1999) provenienti dalla sua
collezione privata. Si tratta di opere che il celebre maestro
vetraio, tra i più famosi di Murano, aveva scelto di tenere per
sé, nella casa che si affaccia su La Fenice: testimoniano, si
spiega, settant'anni 'a soffiare l'anima' dentro una palla di
vetro incandescente, come amava dire e come ricorda il figlio
Gino che ha collaborato alla stesura del catalogo.
Il catalogo parte con un'opera giovanile, una scultura in
vetro policromo del 1932 raffigurante 'Donna con
cerbiatto' e arriva alla serie di vasi intitolata 'La Fenice',
realizzata nel 1996 all'indomani dall'aver assistito
per l'intera notte, dalle finestre della propria abitazione per
la quale temette il peggio, al rogo del Teatro La Fenice.
In mezzo sessant'anni di creazioni, con un'attenzione
particolare al decennio 1950-1960, periodo in cui maggiormente
si manifestò la vena creativa del maestro, con un susseguirsi
continuo d'innovazioni dal merletto agli anelli, alle piume, poi
le alghe e le macchie. E poi la scultura, il tentativo sempre
riuscito di trasferire nella massa vetrosa umanità e vita di
persone e animali: dai ritratti delle persone care fino alla
rappresentazione naturalistica di fagiani, volpi e papere. Molte
delle opere proposte in asta vantano una ricca bibliografia,
spesso realizzate per esposizioni d'arte internazionali,
quali le Biennali di Venezia o le Triennali di Milano, oppure
scelte dallo stesso Archimede per rappresentare il proprio
lavoro nelle mostre che lo vedevano protagonista tra le quali la
monografica di Palazzo Ducale a Venezia.
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