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Il '900 italiano apre il Musia

Il '900 italiano apre il Musia

Aprono i nuovi spazi della Collezione Jacorossi

30 novembre 2017, 21:04

Nicoletta Castagni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le opere di Balla, Cagli, Donghi, Colla, Afro, Mafai, Martini, Leoncillo, Raphael fino a Tancredi o Rotella raccontano l'arte italiana del primo '900 nella grande mostra che inaugura il Musia, il nuovo spazio polifunzionale per l'arte contemporanea ideato dal collezionista e imprenditore Ovidio Jacorossi. Dal Simbolismo all'Astrazione il percorso espositivo aperto al pubblico da domani si conclude con un'ardita video installazione (dal titolo 'Il Teatro di Pompeo'), appositamente realizzata da Studio Azzurro, che sviluppa il tema dell'assassinio di Cesare, avvenuto appunto nell'area in cui sorge il palazzo di via dei Chiavari, sede della galleria nel cuore della città eterna. ''Ho impiegato vent'anni per realizzare il mio sogno, proprio nello spazio che più di tutti rappresenta la mia vita, dal momento che qui ho sempre vissuto e lavorato'', ha detto un emozionato Jacorossi presentando la sua ultima creatura, che si configura quale nuova e promettente realtà nel panorama romano. Non solo per le potenzialità degli eventi in grado di ospitare, ma altresì per il taglio stesso della collezione di famiglia, in gran parte accentrata su correnti e movimenti fioriti durante il XX secolo nella capitale. La mostra di esordio, curata da Enrico Crispolti in collaborazione con Giulia Tulino, presenta infatti una selezione di circa 50 opere, articolate entro il quadro di una rigorosa ricostruzione storica delle vicende delle arti plastiche a Roma nella prima metà del '900. ''Ero molto giovane, quando ho fatto il mio primo acquisto, un dipinto di Riccardo Francalancia, che, con una grande distesa di verde, mi ricordava la mia adolescenza contadina'', racconta l'imprenditore, il quale, dopo la cessione del Gruppo a una multinazionale francese, ha per intero rilevato la Collezione Jacorossi, del resto messa insieme da lui nel corso dei decenni. In tutto 2.500 opere, di cui 1.500 destinate a mostre temporanee e le restanti mille in vendita, secondo diverse modalità, attraverso gli allestimenti del Misia. Le esposizioni in programma, con questa 'Dal Simbolismo all'Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi', sono complessivamente tre, due con un itinerario temporale, primo e secondo '900, mentre la terza sarà tipologica e incentrata su opere di grande formato. La messa a punto delle rassegne, ha spiegato Crispolti, hanno consentito di iniziare a fare ordine in una raccolta vasta, che ha tutte le caratteristiche della 'collezione d'impresa', quindi non sistematica, che procede ''da invenzione a invenzione''. ''Ho sviluppato la mia raccolta nei ritagli di tempo. Ho sempre deciso gli acquisti in poco tempo, supportato fin dagli esordi da Giuseppe Gatt, critico d'arte e mio compagno di banco al liceo'', conferma Ovidio Jacorossi, che comunque ha sempre basato questo appassionato impegno su un punto inamovibile, quello cioè di mettere la persona e la creatività al centro di tutto. L'arte contemporanea, in particolare il Concettuale, consente di sollecitare in chi guarda il processo creativo allo stato puro, ''che può trasformarsi in capacità innovativa e competitiva, qualità di cui ciascun individuo ha bisogno''. Il Musia, conclude Jacorossi, ''vuole offrire proprio questa opportunità, questo sentire che mette l'uomo al centro''.

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