- Bizzarro, arcano, giocoso, Giuseppe Arcimboldi detto l'Arcimboldo (1526-1593) è per la prima volta di scena a Roma in una grande mostra allestita dal 20 ottobre all'11 febbraio negli spazi di Palazzo Barberini. Esposte circa 20 opere autografe del maestro, autore delle celeberrime 'teste composte' di fiori, frutta, animali, che ne fanno uno dei protagonisti della cultura cinquecentesca lombarda (collegata a Leonardo), assai distante dalla classicità della città eterna e invece molto prossima al gusto per l'osservazione scientifica delle corti mitteleuropee (Vienna e Praga), dove prevalentemente operò.
Realizzata in collaborazione tra le Gallerie Nazionali di Arte Antica e Mondo Mostre Skira, l'importante rassegna (gratuita per i giovani di età inferiore ai 18 anni) è stata curata da Sylvia Ferino-Pagden, una delle maggiori studiose del pittore milanese, che ha messo a punto una straordinaria selezione di circa un centinaio di opere, sia di Arcimboldo sia di artisti coevi sia oggetti d'arte, arazzi, mosaici, disegni di erbari e del mondo animale, in grado di ricreare l'humus intellettuale, dominato dal rinnovato amore per la scienza, in cui quella personalissima cifra è nata ed è fiorita.
Formatosi alla bottega del padre, nell'ambito dei seguaci di Leonardo, Arcimboldo è infatti stato il molto apprezzato esponente di una corrente artistica, scientifica, filosofica e umanistica lontana da quella classicheggiante della Roma dell'epoca. Grazie alle sue 'bizzarrie' e alle 'pitture ridicole', le 'teste composte' in particolare, in cui riusciva ad armonizzare il gusto della caricatura con la passione per l'osservazione della natura, Arcimboldo è stato infatti uno dei protagonisti della cultura manierista internazionale, conteso dalle corti asburgiche di Vienna e Praga, al servizio di Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II, dove si guadagnò persino il titolo nobiliare, rarissimo per gli artisti, di Conte Palatino.
Per rendere conto di una carriera di successo, il percorso inizia con la sezione dedicata all'ambiente milanese in cui crebbe Arcimboldo, con opere di arte applicata (cristalli, armature, arazzi e vetrate, queste ultime su suoi disegni). Ma anche dipinti di devozione dei leonardeschi e le prime personificazioni delle stagioni Estate e Inverno. Si prosegue quindi con il periodo trascorso tra Vienna e Praga, in veste di ritrattista della corte asburgica.
Ecco il ritratto dell'Arciduchessa Anna, gli studi per le feste da lui ideate, ma soprattutto le successive personificazioni delle stagioni Primavera, Estate, Autunno, Inverno in dialogo con gli elementi Acqua, Aria, Fuoco e Terra. Quest'ultima opera torna ad essere esposta dopo almeno venti anni. Si passa poi alle cosiddette Teste reversibili, immagini di nature morte, di raffinata ambiguità visiva, che, ruotate di 180 gradi, assumono una conformazione del tutto diversa (L'Ortolano e Il Cuoco), in rapporto con il nascente genere della natura morta, che si andava affermando nella Milano di fine '500. ''Sono immagini giocose e strane - spiega la direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma Flaminia Gennari Santori - dove però niente è lasciato al caso''. Quelle raffigurazioni così inusuali rappresentavano infatti ''un gioco retorico serissimo, una sorta di ingaggio con l'intelletto del visitatore''.
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