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Maidan Tent, una piazza per i rifugiati

Maidan Tent, una piazza per i rifugiati

Due 30enni firmano progetto.Fundraising per farla entro l'estate

ROMA, 08 aprile 2017, 20:05

Silvia Lambertucci

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un luogo al coperto, piacevole e accogliente, dove incontrarsi e stare insieme per ritrovare il senso della comunità, come si farebbe in una ideale piazza; uno spazio pubblico organizzato e condiviso nel quale sia possibile leggere, imparare, giocare, intessere nuove amicizie. E' l'idea che porta con sé la Maidan tent, una 'tenda piazza' appunto, progettata per il campo profughi di Ritsona, in Grecia, da due giovani architetti italiani, Bonaventura Visconti di Modrone e Leo Bettini Oberkamsteiner, che insieme ad altri professionisti e con il patrocinio dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, si sono mobilitati in aiuto dei rifugiati. E che ora, per realizzare la loro idea, hanno aperto una pagina Facebook e lanciato una campagna di fundraising (https://www.generosity.com/community-fundraising/let-s-help-peo ple-living-in-ritsona-refugee-camp--2). In molti hanno aderito, spiegano, ma servono con urgenza ulteriori fondi perché la "Maidan tent" (Maidan in arabo significa piazza), che nei giorni scorsi è stata presentata ai 600 abitanti del campo, possa essere pronta per l'estate del 2017. Il progetto, raccontano, è il risultato "di una determinazione collettiva". Un gruppo di giovani decisi a fare qualcosa di concreto per migliorare le condizioni di vita dei profughi che a migliaia negli ultimi anni stanno fuggendo dai loro paesi di origine in direzione dell'Europa. Motore dell'iniziativa i due progettisti (Visconti di Modrone ha già lavorato ad un progetto simile, realizzando ad Haiti nel 2016 un complesso abitativo per un orfanatrofio dedicato a 30 bambini) che hanno coinvolto via via altri, dall'ingegnere al fotografo dal grafico allo psichiatra fino all'organizzatrice di eventi e all'addetta stampa. "Nei campi quello che colpisce di più è la quasi totale mancanza di attività giornaliere e la palese inattività delle persone. Negli occhi dei rifugiati si legge spaesamento, incertezza sul futuro", spiegano. Con una forma circolare e una superficie di 200 metri quadrati, la Maidan tent prova a dare una risposta a questa esigenza. Facile da montare e smontare, trasportabile e durevole (la struttura è in alluminio, la copertura un tessuto resistente ad acqua, vento e fuoco) può ospitare fino a 100 persone. All'interno lo spazio è diviso in otto settori ognuno dei quali, a sua volta, prevede due aree concentriche. "Il nostro obiettivo era creare uno spazio pubblico, non una casa", sottolineano gli architetti, "un posto dove si possano ricevere cure mediche e psicologiche, quindi, ma nello stesso tempo anche un luogo dove poter mangiare insieme, comprare e vendere cose, imparare e insegnare, pregare, interagire, scambiarsi idee". Un luogo, insomma, che possa lenire la sensazione di sradicamento che attanaglia chi è stato costretto da guerre e crisi a lasciare casa, paese, affetti. Individuato il campo di Ritsona, "il più adatto anche per il numero contenuto di assistiti", il progetto entra nel concreto. Visconti di Modrone e Bettini Oberkalmsteiner, entrambi trentenni, si impegnano a progettare la struttura, cercare i finanziamenti e rendere possibile la sua realizzazione; Giovanni Dufour, il grafico, realizza il sito; Simon Kirchner, anche lui architetto, lavora a immagini e fotomontaggi per la presentazione del progetto alle ONG; Giuliano Limonta, lo psichiatra, aiuta a interpretare le esigenze dei rifugiati; Delfino Sisto Legnani, il fotografo, realizza la campagna fotografica; Clementina Grandi, l'organizzatrice di eventi, pensa a una mostra e Francesca Oddo, l'addetta stampa, si attiva per diffondere l'iniziativa. I due progettisti non hanno dubbi: "In questa crisi tutti possono contribuire". L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) - Agenzia Collegata alle Nazioni Unite, li ha presi sul serio, offrendo il suo patrocinio. Ora sperano nella generosità di tutti.

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