"La pietra racconta. Un palazzo da
leggere": è la mostra, che resterà aperta fino al 21 maggio a
Palazzo Ducale di Urbino, presentata questa mattina dai
direttori della Galleria Nazionale delle Marche, Peter
Aufreiter, e dell'Isia, Leonardo Romei. Alcune delle scritte sui
muri del Palazzo Ducale sono note da tempo: ne parla anche
Giorgio Batini nel suo libro "L'Italia sui muri" del 1968.
Tuttavia, solo a partire dagli anni Novanta Raffaella Sarti
(dell'Università di Urbino) ha avviato una ricognizione
sistematica di tale patrimonio. Nel 2015 un lavoro di schedatura
delle scritte e dei disegni, con sofisticate tecniche
fotografiche, è stato avviato da Manuele Marraccini nella sua
tesi di laurea in fotografia per i beni culturali. Da questi
lavori è nato il progetto "La pietra racconta" che mira a
rendere accessibili scritte e disegni incisi sui muri del
Palazzo Ducale a un vasto pubblico, attraverso un percorso
permanente ed una esposizione multimediale.
"La pietra - ha commentato Aufreiter - è come una grande
banca dati". "All'inizio - ha spiegato la prof. Sarti - migliaia
di graffiti apparivano come un groviglio indecifrabile, molti
impossibili da vedere a occhio nudo. Solo dopo l'applicazione di
sofisticate tecniche fotografiche si è capito il valore di
questa testimonianza del passato anche al di fuori della cerchia
degli studiosi". "Oggi - ha proseguito Sarti- le scritte sui
muri sono considerate in modo trasgressivo, fatte all'insaputa
dei proprietari, ma all'epoca potevano essere una specie di
Facebook ante litteram, uno spazio in cui le persone si
esprimevano. Ci sono infatti scritte della famiglia ducale
(anche Federico, ma non si sa se proprio quello più famoso),
F.C. e F. Dux più o meno dappertutto, dal 1631 anche di legati
dello stato pontificio, molte altre fatte dai servitori dei
signori delle varie epoche. Il graffito più antico è datato
1453, mentre la data inizio lavori è 1454".
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