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Sarcofagi e mummie nel museo 'italiano' di Beirut

Sarcofagi e mummie nel museo 'italiano' di Beirut

Gentiloni inaugura nuova sezione finanziata e curata da Italia

BEIRUT, 07 ottobre 2016, 13:30

Alberto Zanconato

ANSACheck

SARCOFAGI E MUMMIE DEL MUSEO 'ITALIANO ' A BEIRUT - RIPRODUZIONE RISERVATA

SARCOFAGI E MUMMIE DEL MUSEO  'ITALIANO ' A BEIRUT - RIPRODUZIONE RISERVATA
SARCOFAGI E MUMMIE DEL MUSEO 'ITALIANO ' A BEIRUT - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Il buco fatto dal cecchino per sparare ai miliziani nemici è ancora lì sul muro del Museo Nazionale di Beirut, a deturpare il mosaico del Buon Pastore risalente al V secolo dopo Cristo. Un ricordo della guerra civile libanese, quando la 'linea verde' tra la parte ovest musulmana e quella est cristiana della città passava a pochi passi dall'edificio e dalle sue ricchezze, nascoste nei sotterranei. Ma 40 anni dopo quei tesori a lungo abbandonati tornano alla vita grazie a un'iniziativa della Cooperazione italiana che ha permesso di esporli in una nuova sezione del museo interamente dedicata all'arte funeraria libanese, dalla Preistoria all'epoca ottomana, ospitata nel sottosuolo.
    La nuova ala, che domani sarà inaugurata dal primo ministro libanese Tammam Salam e dal ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, si aggiunge ai due piani superiori già riaperti a partire dal 1999. "Con questa iniziativa il museo ha finalmente i tre piani che avrebbe dovuto avere nei progetti originari, quando fu aperto nel 1942", dice all'ANSA l'architetto Antonio Giammarusti, il museografo che ha curato la sezione. "Questo è un simbolo della rinascita della cultura dalla distruzione - aggiunge - tanto più importante oggi che vediamo l'Isis demolire i reperti più grandi in Siria e in Iraq a scopi di propaganda, ma poi esportare sul mercato nero in tutto il mondo quelli più piccoli". Un traffico di cui Beirut è uno dei crocevia. "La nostra - gli fa eco l'ambasciatore italiano in Libano, Massimo Marotti - è una risposta culturale alla violenza di questi tempi".
    Nella nuova sezione potranno essere ammirati i pezzi che allo scoppio della guerra civile, nel 1975, furono ammassati alla rinfusa nei sotterranei, poi allagati. Si va dalle prime ossa umane, di una donna, risalenti ad un periodo tra i 17.500 e i 14.500 anni fa, fino ad oggetti funerari dell'epoca dei Mamelucchi, tra il XIII e il XVI secolo dopo Cristo, passando per l'epoca fenicia e quelle delle più diverse occupazioni subite dal Paese: dagli assiri e babilonesi ai persiani, greci, romani, bizantini e arabi. Tra i passaggi più suggestivi dell'esposizione, i 31 sarcofagi antropomorfi di epoca fenicia della Collezione Ford risalenti al VI-IV secolo avanti Cristo e scoperti nel 1901 a Sidone sotto l'attuale campo profughi palestinese di Ayn el Helweh. Ricavati dal marmo di Paros, scolpiti in stile egizio ma con i visi in stile greco, ognuno diverso dagli altri, i sarcofagi sono disposti in una lunga fila e vengono riflessi in un gioco di specchi su due lati. Si passa poi agli affreschi di Achille, Proserpina e Cerbero sopra i 14 loculi della Tomba di Tiro, risalente al II secolo dopo Cristo e appartenuta ad una nobile famiglia romana. Di forte impatto anche le tre mummie del XIII secolo rinvenute nella caverna di Assi al Hadath nella Valle di Qadisha. Si tratta di una donna e due bambini, il più piccolo dei quali di 18 mesi. Inizialmente si pensava fosse una femmina, ed era stata chiamata Yasmina. Ma il nome è stato cambiato in Yasmino quando l'appartenenza al sesso maschile è stata accertata durante i lavori di analisi e di restauro da Marco Samadelli, dell'Istituto Eurac di Bolzano, lo stesso che custodisce Oetzi, o l'Uomo di Similaun, trovato 25 anni fa in un ghiacciaio delle Alpi Venoste al confine con l'Austria.
    "Entro quest'anno cureremo anche un intervento per la valorizzazione della Valle di Qadisha, con l'apertura di percorsi per le visite", ha annunciato il direttore della Cooperazione italiana in Libano, Gianandrea Sandri, facendo i conti degli interventi realizzati a partire dal 2008 per il patrimonio culturale del Paese dei Cedri: dieci milioni di euro, di cui un milione per il museo di Beirut e gli altri per interventi in vari siti, tra i quali le rovine romane di Baalbeck e di Tiro, patrimoni dell'Umanità dell'Unesco.
   

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