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Falaise e Ninfee, Monet informale

Falaise e Ninfee, Monet informale

Dal 3/9 a Fondazione Magnani Rocca, capolavori a confronto

23 luglio 2016, 20:06

di Nicoletta Castagni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Falaise e Ninfee, tra le serie di Claude Monet più conosciute e celebrate, sono al centro di una piccola, raffinata mostra allestita dal 3 settembre all'11 dicembre alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma).

Con opere provenienti da Italia e Usa, che si affiancano a quelle conservate nelle collezioni della cosiddetta Villa dei Capolavori, il circoscritto percorso è l'occasione per indagare il processo creativo, stilistico e poetico del padre dell'Impressionismo, che, dopo aver rivoluzionato la pittura del suo tempo, è riuscito, precorrendo scuole e movimenti, a ispirare persino i maestri dell'Informale e dell'Astrazione.

La mostra, che si intitola 'Monet. Quelle Ninfee che anticiparono l'Informale', prende le mosse dall'opera di Monet 'Falaises à Pourville, soleil levant', conservata appunto nelle raccolte della Fondazione, che magistralmente coglie il passaggio dalla pittura prettamente impressionista dell'artista a una nuova fase nella quale, per fermare il fluire del tempo nell'impressione, decideva di far ricorso alle serie. A partire da quella delle Cattedrali, immortalate in diverse ore del giorno. O le 'Falaise', le straordinarie scogliere dell'Atlantico, come quella custodita a Mamiano di Traversetolo, affiancata in questa occasione da un'analogo dipinto, proveniente dalla collezione Tanzi. I balugini dell'acqua, i riflessi del cielo e del sole della costa di Pourville sono infatti indagati in ben cinque dipinti, eseguiti da Monet tra gennaio e marzo del 1897. Il confronto permette di osservare il processo creativo dell'artista, nella sua spasmodica ricerca di cristallizzare l'impressione di quell'attimo, destinato, già dopo pochi istanti, a mutare.

Nelle 'Falaise', Monet è impegnato a tradurre l'emozione dell'alba, che illumina di rosa le rocce, trasformate in quinte teatrali vaporose capaci di creare tagli asimmetrici col mare.
Qui l'acqua increspata, con i suoi colori, costituisce per il genio impressionista il mezzo riflettente per eccellenza su cui concentrare gli studi sulla fusione atmosferica. Una ricerca sulla rifrazione che, nell'ultimo trentennio della sua vita, impegna Monet con la serie delle ninfee, diventate per lui vera e propria ossessione. Tanto che, per meglio concentrarsi sul nuovo progetto, si sposta a vivere a Giverny, nell'alta Normandia. Lì costruisce un giardino e uno stagno, dove coltiva fiori di vario tipo, comprese le ninfee, piante acquatiche che rimandano anche alla sua passione per l'arte giapponese. Come si può ammirare nel capolavoro prestato dal Denver Art Museum 'Le Bassin des Nympheas', realizzato dall'artista nel 1904, sono lo stagno e nuovamente l'acqua a stimolare inaspettate sensazioni visive, poiché dissolvono forme e materia, di cui le pennellate, ampie e aggiornate, sono la dimostrazione concreta. Il ciclo delle Ninfee si colloca quindi a metà strada tra il genere del paesaggio e una nuova pittura decorativa con aspetti artificiosi, quasi astratti, che trovano nella costruzione spaziale la loro novità. I toni cromatici, ora, non esprimono più solo le metamorfosi della luce e dei riflessi, ma sono mezzi che trascendono la realtà per creare qualcosa di completamente inedito, sovra-temporale e intangibile.

Se prima i pittori della scuola di Barbizon (da Corot a Courbet) avevano scelto la foresta di Fontainebleau quale rappresentazione dell'energia della natura, con Monet si arriva alla dissoluzione della realtà nel sogno luminoso dell'arte.

Certamente anticipato da Turner, Monet arriva dunque a mettere le basi per quello che quattro decenni dopo sarà in Europa il linguaggio dell'Informale e negli Stati Uniti l'Action painting.
L'originalità della profezia di Monet, che dissolve la forma della luce delle Ninfee nell'acqua, sta nell'aver scremato il dolore dell'informale europeo e aver catturato una felicità e un'energia vicina al vitalismo americano.

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