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In mostra meraviglie scultura buddista

In mostra meraviglie scultura buddista

Dal 29 luglio alle Scuderie del Quirinale capolavori mai visti

ROMA, 04 luglio 2016, 13:30

Nicoletta Castagni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ventuno opere summe (per un totale di 35 pezzi), che spaziano dal periodo Asuka (VII-VIII secolo) a quello di Kamakura (1185-1333), racconteranno per la prima volta in Italia lo splendore della scultura buddista giapponese in una grande mostra allestita dal 29 luglio al 4 settembre alle Scuderie del Quirinale. Si tratta di statue lignee di indiscussa bellezza, tradizionalmente considerate immagini di culto difficilmente trasportabili e, anche nella terra del Sol Levante, non facilmente accessibili, in quanto esposte nella semioscurita' di templi e santuari o protette nelle collezioni dei maggiori musei nazionali. L'importante rassegna, intitolata 'Capolavori della scultura buddhista giapponese', si inserisce nelle celebrazioni del 150° anniversario del primo Trattato di Amicizia e Commercio firmato il 25 agosto 1866 tra Italia e Giappone, che diede inizio ai rapporti diplomatici tra le due nazioni. Organizzata dal Bunkacho (Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone) in collaborazione con l'Azienda Speciale Palaexpo e con il supporto di MondoMostre, la mostra e' stata curata da Takeo Oku, tra i massimi esperti dell'Agenzia nipponica. La selezione, che prevede l'esposizione di un totale di 34 pezzi, illustra un aspetto particolarmente fondante dell'arte giapponese. La scultura lignea, fiorente anche nella tradizione occidentale, e' stata infatti una tecnica talmente suprema da consentire agli scultori nipponici il raggiungimento di quella espressivita' che e' senza confronto con qualunque altra stagione dell'arte universale. Si tratta di opere che testimoniano una cultura solidissima e una straordinaria potenza, al fine di accompagnare chi guarda in un viaggio profondo del sentire, a stati di consapevolezza e sentimenti diversi, come la meditazione e l'azione, la quiete o l'ira, la comprensione o la paura. La scultura buddista (di pari passo agli insegnamenti di Shakyamuni) fu introdotta in Giappone dalla Cina attraverso la penisola coreana tra il VI e il VII secolo. Ma e' solo a partire dal X secolo che conobbe uno sviluppo sempre piu' originale rispetto ai modelli continentali, nei temi e nelle forme, trovando il suo culmine nell'arte del tardo periodo Heian (794-1185), l'epoca della corte imperiale di Kyoto, che esalto' la grazia quale supremo valore espressivo e scelse il legno per immortalarla. Con la vittoria del potere militare sulla corte, che caratterizzo' l'epoca Kamakura (1185-1333), si affermo' in seguito una scultura realistica e vigorosa, del tutto rispondente agli ideali dei samurai, nonche' alla filosofia legata al buddismo zen. Anche perche' proprio la ricerca spirituale e' una delle caratteristiche fondamentali dell'estetica giapponese, come appare evidente nel caso della scultura. I capolavori esposti, che esprimono scuole e insegnamenti differenti, sono legate alla funzione rituale e allo stile del tempio che le ospita, richiamando particolari caratteristiche ed emozioni a seconda della figura rappresentata. Ecco quindi raffigurazioni contraddistinte da calma e semplicita' estreme, con il sorriso che affiora sul volto enigmatico del Budda assiso in meditazione oppure dalla ricchezza di vesti, acconciature, gioielli e l'eleganza dei bodisattva che lo assistono. Capolavori di realismo e vividezza espressiva per queste figure di maestri e patriarchi, che hanno insegnato e diffuso la parola del Budda storico nelle diverse epoche. Del resto, il buddismo inizio' a diffondersi in Giappone proprio attraverso le immagini scultoree, pittoriche e calligrafiche importate da Cina e Corea e cio' rappresento' un'autentica rivoluzione, perche' fino a quel momento erano i kami, le divinita' dello shintoismo, le uniche figure sacre presenti nella terra del Sol Levante, e queste non necessitavano di essere rappresentate visivamente. Il buddismo porto' con se' caratteri ed elementi indiani, cinesi, coreani che poco alla volta si affermarono nell'arcipelago fino a unirsi in forme sincretistiche con lo shintoismo primigenio. La conseguenza imprescindibile fu appunto la creazione di una scrittura sacra in grado di differenziare queste due grandi filosofie.

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