La maglia, occupazione femminile per
antonomasia, diventa strumento di integrazione, di unione e di
riparazione. E dai rapporti tra gli uomini, visti come trame in
un enorme telaio, nasce la speranza in questo momento di forte
tensione internazionale di ricucire i conflitti e di ritrovare
la pace. Attorno a questo fil rouge, tormentato ma anche ricco
di gioia e di possibilità, si snoda il cammino artistico
dell'artista veneta Gisella Meo, protagonista da domani della
mostra retrospettiva "TraMe e Tancredi" presso la Galleria della
Biblioteca Angelica di Roma fino al 3 luglio. Un'esposizione,
inaugurata dallo storico dell'arte Luigina Bortolatto, che
ripercorrerà anche il profondo rapporto tra il lavoro della Meo
e quello del pittore Tancredi, legato all'ambiente di Peggy
Guggenheim, che conobbe nel 1957 e che compiva in quel periodo
una ricerca pittorica personalissima attraverso l'action
painting, l'informale e lo spazialismo.
La sua lezione costituì per Gisella un fertile stimolo per la
futura attività artistica, anch'essa incentrata sulla ricerca di
collegamenti tra vuoto e pieno. Gisella Meo dagli anni '70 opera
nel campo dell'arte tessile (fiber art) e dell'arte territoriale
(land art). Nel 2002 ha imbragato una torre medievale di
Bagnaia, a Viterbo con chilometri di nastro elastico nero, in
commemorazione del dramma delle Torri gemelle.
Parte integrante della mostra anche una performance, che si
svolgerà sabato 25 giugno alle 18 in piazza Sant'Agostino dal
titolo "La maglia umana", che coinvolgerà i ragazzi del Liceo
artistico Pablo Picasso di Pomezia.
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