ROMA - Raffinati pavimenti in mosaico a disegno geometrico, pareti affrescate, con il cinabro e l'ocra che ancora si distinguono sui muri miracolosamente riportati alla luce: camminare nelle viscere della caserma-castra emersa a nove metri di profondità, alle pendici meridionali del Celio, è un tuffo nell'antica Roma. Qui, alloggiati a sei per sei nelle stanzette di uno sterminato edificio, vivevano i soldati dell'Imperatore Adriano. Una testimonianza straordinaria per la storia antica venuta fuori per caso durante gli scavi per la metro. E i cui resti, aperti al pubblico, daranno vita nella capitale alla prima 'Archeo-metropolitana'.
"Una splendida sfida", sottolinea il soprintendente Francesco Prosperetti, che per giunta, confida il funzionario, non dovrebbe comportare né ritardi né aumenti di prezzo per l'opera pubblica.
La visita è emozionante. Dall'alto si scorgono le basi dell'edificio e i resti delle pareti che dividono gli ambienti. Scendendo in profondità, si ammirano i dettagli della struttura militare: le tessere di colore bianco e nero dei mosaici, le piccole anfore incastonate, gli intonaci rossi, l'opus reticulatum sui paramenti dei muri interni all'edificio. Ai lati del corridoio, lungo circa cento metri, si aprono 39 ambienti di cui 25 quadrangolari, di circa 16 metri quadrati ciascuno: qui vivevano i soldati dell'imperatore Adriano, sei militari per ogni alloggio, in un edificio grandissimo, articolato su due piani, che comprende altre aree di servizio, dalle cucine alle latrine e di cui a tutt'oggi si ignorano le reali dimensioni. I ritrovamenti, scoperti durante gli scavi della linea C della metropolitana nei mesi di novembre e dicembre 2015 e, dopo una battuta d'arresto, nel marzo 2016, occupano un'area di 1753 metri quadrati e risalgono alla prima metà del II secolo d.C. La residenza delle truppe provinciali, costruita lungo un corso d'acqua che correva parallelo alle successive Mura aureliane, fu abbandonata, in parte rasata e interrata durante la costruzione della cinta difensiva, per evitare che potesse diventare un nascondiglio dei nemici.
Una scoperta di eccezionale interesse per la storia di Roma: "l'importanza è data dalla sua particolare posizione, molto vicina ad altre quattro caserme", spiega la direttrice del Colosseo Rossella Rea. La caserma arricchisce, infatti, il profilo topografico della zona, connotandola come un quartiere riservato ai "castra", nei pressi del "campus martialis" citato da Ovidio e Cicerone, oggi piazza di San Giovanni in Laterano, dove ogni anno, tra febbraio e marzo, si festeggiava Marte, il dio della guerra, e si svolgevano gli addestramenti degli equites, la cavalleria imperiale. I ritrovamenti archeologici interessano metà dell'area di cantiere della stazione della metro C e sembrano non compromettere la prosecuzione della linea di trasporto. Non solo.
La fermata Amba Aradam è annunciata come la prima stazione metro archeologica di Roma, come "uno spazio - per dirla con le parole del soprintendente speciale per il Colosseo Prosperetti - che sappia parlare del sottosuolo di Roma ai viaggiatori": "Non un limite, un incidente, - spiega durante la prima visita ufficiale agli scavi - ma l'opportunità di costruire a Roma la più bella metropolitana del mondo".
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