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A Pompei l'ultimo sogno del grande Mitoraj

A Pompei l'ultimo sogno del grande Mitoraj

Dal 14 maggio le grandi sculture a dialogo con l'antico

04 maggio 2016, 17:55

Silvia Lambertucci

ANSACheck

Opere di Mitoraj a Pompei - RIPRODUZIONE RISERVATA

Opere di Mitoraj a Pompei - RIPRODUZIONE RISERVATA
Opere di Mitoraj a Pompei - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Non ci sono teorie, non ci sono spiegazioni. Le opere si impongono a me, io sono il loro schiavo". Intervistato qualche anno fa nel suo studio di Pietrasanta, Igor Mitoraj parlava così della sua arte, guidando gli ospiti tra i volti bendati, le figure acefale, le grandi facce ferite, dipinti, bronzi, gessi e marmi con quella bellezza dalle fattezze classiche eppure sempre un po' consunte che lo ha reso famoso e incredibilmente popolare in tutto il mondo. Un "sognatore dell'antichita'", come lo ha definito lo storico Claudio Strinati, anche se lo scultore, da anni trapiantato in Toscana, ci teneva a sottolineare che per lui la cifra del classicismo era in realtà "un linguaggio". "I miei modelli - ripeteva- sono persone di oggi, persone che vivono adesso". Tant'è, enigmatiche e colossali, le statue del grande artista polacco sbarcano ora a Pompei, per una mostra itinerante che si inaugura il 14 maggio fra le rovine del sito archeologico campano, con il contemporaneo in suggestivo dialogo, se non addirittura in osmosi con l'antico. E già da qualche giorno, anzi, busti, volti e grandi corpi di guerrieri richiamano l'attenzione e lo stupore dei turisti. Curata dalla soprintendenza speciale di Pompei insieme con l'Atelier Mitoraj di Pietrasanta e la Galleria d'arte Contini, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro, la rassegna che ha un precedente nella mostra allestita nel 2011 nella Valle dei Templi di Agrigento ma anche in quella allestita ai Mercati di Traiano a Roma, era stata a lungo sognata da Mitoraj che -già malato- ne aveva parlato con il ministro Franceschini. Alla sua morte, anzi, il progetto era più che avviato: "aveva già immaginato dove mettere le singole opere", ha raccontato qualche tempo fa il ministro. Seguendo il desiderio del maestro, quindi, e con la direzione artistica di Luca Pizzi dell'Atelier Mitoraj, 30 grandi sculture sono state distribuite nei luoghi più significativi di Pompei, dal Foro alla Basilica, dal Quadriportico dei Teatri alla via dell'Abbondanza, con gli imponenti personaggi mitologici che si confrontano con le architetture più note della cittadina campana, Dedalo con il Tempio di Venere, il Centauro nel Foro, il Centurione nelle Terme Stabiane, Ikaro alato nel Foro triangolare. La suggestione è grandissima. "Dei ed eroi mitologici popolano le strade e le piazze della città sepolta dal Vesuvio, emergendo come sogni dalle rovine", commenta soddisfatto il soprintendente Massimo Osanna, "Simboli muti e iconici,le opere di Mitoraj ci ricordano, nella loro immanenza, il valore profondo della classicità nella cultura contemporanea". Nato nel 1944 in Germania da genitori polacchi, vissuto poi a Cracovia, la citta' della madre, Mitoraj aveva studiato pittura all'Accademia di Belle Arti. Nel '68 il trasferimento a Parigi dove riprende gli studi, realizza la sua prima 'personale' da scultore - siamo nel 1976- e apre un suo studio, dove si dedica a bronzi e terrecotte. La 'scoperta' del marmo arriva nel 1979 con il primo viaggio a Pietrasanta, in Toscana, a ridosso delle cave che forniscono il marmo di Carrara. E qui, Mitoraj finira' per mettere radici con uno studio molto amato e una casa. "Pietrasanta l'ho scelta per lavoro, c'erano tutte quelle fonderie, gli artigiani del marmo, un luogo unico al mondo", raccontava. Un luogo dove riconciliarsi con la scultura, alimentando una passione scoppiata qualche anno prima in un viaggio di studio in Messico. "Come scultore sono cresciuto qui, grazie agli italiani", sosteneva. "Quando sono arrivato pensavo che non ci sarebbe stato posto per me. L'Italia e' un posto cosi' pieno di arte.. invece no, c'e' posto per tutti". E proprio a Pietrasanta, dopo la morte a Parigi nell'ottobre 2014, riposano le sue ceneri. A Pompei, dove come scriveva Théophile Gautier solo "due passi separano la vita antica dalla vita moderna", la mostra che corona il suo ultimo sogno si potrà visitare fino a gennaio 2017.

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