Scorci di vallate e dolci colline, cieli tersi e piccole case colorate sparse qua e là come le illustrazioni di una fiaba. Sono i paesaggi di Montagnola, in Svizzera, dove Hermann Hesse si ritirò alla fine della I guerra mondiale e dove rimase fino alla morte, nel 1962, alternando alla scrittura una passione più nascosta ma altrettanto forte, quella per la pittura. Oggi, a oltre 50 anni dalla scomparsa del premio Nobel, l'amore per la pittura dell'autore di Narciso e Boccadoro e Siddharta è al centro della mostra 'Hermann Hesse. Acquerelli', che la Fondazione Hermann Geiger porta a Cecina finoa al 15 maggio (ingresso libero).
Saranno visibili 36 acquerelli raffiguranti paesaggi ticinesi (tre esposti per la prima volta), un autoritratto a matita e alcuni disegni inediti. In mostra anche foto d'epoca e alcuni oggetti appartenuti a Hesse, come il bastone e il bauletto da viaggio con i pennelli (provenienti dalla collezione della nipote Eva), che lo accompagnavano nelle sue passeggiate. La mostra, curata dal direttore artistico della Fondazione Geiger Alessandro Schiavetti, vuole offrire al pubblico un volto poco conosciuto di Hesse, nonostante che la sua attività di pittore sia stata parte preponderante della sua vita, tanto da fargli affermare nel 1924 che "non sarei giunto così lontano come scrittore senza la pittura". L'esposizione vuole presentare il lato più intimo e nascosto di un artista a tutto tondo che trovò nell'espressione pittorica sollievo dal suo malessere esistenziale. Consigliato dal suo psicanalista, Hesse iniziò nel 1916, dapprima malvolentieri, a utilizzare colori e pennelli, ma trovò infine tale giovamento da farla diventare la sua attività prediletta. Nel corso della sua vita Hesse, affascinato dalle suggestioni della natura e attratto dalla potenza espressiva del colore, ha dipinto più di tremila acquerelli, specie paesaggi ticinesi sognanti e dai vividi colori, ma ha anche illustrato piccoli volumi e libretti di poesie.
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