Oltre cento opere, di cui almeno 25 raramente o mai esposte in Italia, raccontano l'intero percorso creativo di Gino Severini in una grande monografica allestita fino al 3 luglio negli splendidi spazi della Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo (Parma). Dagli esordi divisionisti alla straordinaria stagione futurista, dal Cubismo fino al Classicismo dell'ultimo periodo, i capolavori esposti illustrano la complessità poetica e stilistica dell'artista cortonese in occasione del cinquantenario della morte, avvenuta nel 1966 a Parigi. Intitolata 'Severini. L'emozione e la regola' , l'importante e attesa esposizione prende le mosse, come sempre accade nelle iniziative della Fondazione, dalle opere collezionate da Magnani e custodite in quella che ormai viene definita la 'Villa dei capolavori'.
Ecco dunque che questa antologica celebrativa, spiega il curatore Stefano Roffi, trae spunto dalla presenza in raccolta del capolavoro futurista la 'Danseuse articulée', realizzata da Severini nel 1915 per Gina, la figlia maggiore. ''Un'opera eccezionale - spiega Roffi - la ballerina danzava veramente grazie al sistema ideato da Severini. Luigi Magnani l'ha amata moltissimo e l'ha acquistata nel 1948 direttamente dalla famiglia''. La Fondazione possiede anche un'altra opera di Severini, una matissiana 'Natura morta con strumenti musicali', della prima metà degli anni quaranta, che ha suggerito la possibilità di allestire una monografica in grado di documentare le varie fasi attraversate dall'artista, ricordato soprattutto per l'adesione al Futurismo. ''La fascia centrale della sua produzione - prosegue Roffi - è stata troppo spesso volutamente esclusa dai critici. Studi più recenti, invece, propongono un artista che medita, riflette sul suo lavoro della gioventù''. Ma non si tratta ''del lavoro stanco di un pittore anziano'', bensì ripropone ''con una nuova consapevolezza'' i temi del passato.
In ciascuna delle sezioni tematiche (il ritratto - la maschera, la danza, il paesaggio e la natura morta) le opere dei vari periodi si affiancano in un serrato confronto tra la produzione matura e quella giovanile, ''entusiasta, ma con qualche pecca'', che l'esperienza, la ricerca, la sperimentazione affinano. ''Ma che si tratti di ballerine, di ritratti, di nature morte - ribadisce Roffi - Severini resta sempre Futurista'' per l'approccio alle cose, per la velocità in cui si muove tra temi e soggetti. Persino nella fase del classica del ritorno all'ordine. Una visione della vita profonda e pienamente aderente al movimento di Marinetti che la rassegna testimonia con opere di grande rilievo e rarità. ''Ci sono almeno 25 dipinti mai visti in Italia o esposti solo raramente, magari molti decenni fa - aggiunge il curatore - Questo perché di recente ci sono stati acquisti importanti sul mercato dell'arte, con un rinnovato interesse per Severini, e molte opere dall'estero hanno fatto ritorno nelle collezioni private italiane''. Così alla Magnani Rocca si può ammirare il quadro monumentale di quattro metri e mezzo 'Giove partorito da Sole', realizzato dall'artista nel 1954 per la sede parigina dell'Alitalia, o il ritratto del 1937 della marchesa Maria de Seta, regina dei cenacoli culturali dell'epoca, immortalata in abito neo-rinascimentale, senza gioielli, ma solo con la spilla fascista. La raffigurazione di questa ''donna ardita, eroina del tempo, amica di Marinetti e D'annunzio non si rivedeva in pubblico dall'anno della sua realizzazione''. Di grande rilievo anche la sezione dedicata alla natura morta, esplorata dall'artista dal periodo cubista a neocubista, raggiungendo sempre altissimi livelli. Del paesaggio, Severini si occupò in realtà soltanto per 15 anni e la mostra lo documenta con diverse opere tra cui un dipinto che, ritenuto perduto, è stato ritrovato a Buenos Aires e riportato in Italia. E' un dipinto del 1913, ''molto influenzato da Seurat, che gli aveva fatto conoscere il suo maestro Giacomo Balla, e dal pointinisme, la tecnica a punti che Severini assume e sviluppa''.
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