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Il '500 di Correggio e Parmigianino

Il '500 di Correggio e Parmigianino

Dal 12 marzo alle Scuderie del Quirinale capolavori dal mondo

ROMA, 25 marzo 2016, 14:43

Nicoletta Castagni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(ANSA) - ROMA - Dalla 'Schiava turca' alla 'Danae', da 'Venere con Mercurio e Cupido' all''Antea', i ritratti enigmatici, le visioni mitologiche, le grandi pale di Parmigianino e Correggio raccontano da domani al 26 giugno negli spazi delle Scuderie del Quirinale lo splendore rinascimentale di Parma. Esposte oltre 100 opere tra dipinti e meravigliosi disegni, prestiti eccezionali dei musei di tutto il mondo, che per la prima volta mettono a confronto in una mostra il genio di due insuperati maestri, in grado con la loro arte di influenzare i movimenti pittorici dei secoli successivi.

"Dopo le rassegne incentrate sugli artisti che fecero grandi Roma, Firenze e Venezia, con questa esposizione le Scuderie iniziano un nuovo ciclo espositivo dedicato invece alle molte altre capitali della cultura fiorite in Italia", dice il direttore generale dell'Azienda Speciale Palaexpo' Mario De Simoni, intervenuto alla vernice per la stampa. "Abbiamo voluto cominciare con Parma - prosegue - che nel '500, grazie all'ingegno di Correggio e Parmigianino, divenne un centro straordinario di produzione artistica". Uno sforzo non indifferente quello di portare a Roma i capolavori dei due artisti, costato 1,4 milioni di euro. "Basti pensare - sottolinea De Simoni - che il valore assicurativo di queste opere tocca il mezzo miliardo".

'Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento' riesce infatti a riunire, in un inedito percorso curato da David Ekserdjian, i dipinti capitali, custoditi nelle maggiori raccolte italiane e internazionali, allo scopo di illustrare queste due diverse personalita' sia per esaltarne lo straordinario talento, sia per mettere in luce la strenua concorrenza che sorse tra loro e le reciproche influenze. Antonio Allegri, detto il Correggio perche' era nato nella cittadina emiliana intorno al 1489, era il piu' anziano dei due e, formatosi artisticamente a Mantova con Mantegna, ben presto divenne il piu' ambito pittore di quel territorio. Celeberrimi i cicli di affreschi (come la cupola della Cattedrale) che il giovanissimo Francesco Mazzola, nato a Parma nel 1503 e detto poi Parmigianino per il suo aspetto e i modi gentili, studio' avidamente, come testimonia lo splendido disegno in cui replica una figura del Correggio. L'evoluzione dello stile del Mazzola, rappresentante supremo della Maniera italiana, nasce proprio dalla sua volonta' di differenziarsi da quel maestro osannato e grandissimo, spiega Matteo Lanfranconi, segretario della Commissione scientifica delle Scuderie del Quirinale. Antonio Allegri, staccandosi dalla lezione di Mantegna e dopo aver conosciuto la produzione di Raffaello, Lotto, dei veneti, riesce a dar vita a uno stile che ispirera' tutta l'arte barocca.

Quella carnalita', quell'emozione che scaturisce dal patetismo del gesto sara' un modello per tutto il '500 e affascinera' lo stesso Parmigianino, determinato pero' a superarlo. Proprio a tal fine, il Mazzola imbocca una strada completamente diversa, cercando un approccio mentale che diverra' il punto di riferimento di raffinati movimenti pittorici come la Scuola di Fontainebleau e quella di Praga. E il percorso espositivo si apre appunto con le due tele monumentali dipinte da Parmigianino appena sedicenne per la Basilica di Santa Maria della Steccata a Parma (che molto dopo affreschera' mirabilmente), per proseguire con un confronto serrato tra le opere di tema religioso e quelle mitologiche, arricchite dalla produzione di altri artisti coevi che si formarono guardando i due maestri. In tutto 107 opere, di cui 19 dipinti di Correggio e 13 di Parmigianino, con un nucleo strepitoso di 63 disegni). Se la 'Danae' della Galleria Borghese, affiancata a 'Venere con Mercurio e Cupido' della National Gallery di Londra mostrano la gioia inedita dell'arte dell'Allegri, i ritratti del Mazzola sanciscono, con le forme allungate e ideali, una sorta di freddezza, tipica della Maniera, ma al tempo stesso indugiano in quell'approfondimento del carattere che ne fanno capolavori assoluti. La 'Schiava turca' o la 'Pallade Atena' o l''Antea' non rappresentano pero' personaggi reali, bensi' bellezze senza tempo, ideate da Parmigianino per il godimento di chi le ammira, ieri come oggi.

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