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Gli angeli necessari di Umberto Mastroianni

Gli angeli necessari di Umberto Mastroianni

31 luglio 2015, 13:35

Silvia Lambertucci

ANSACheck

Umberto Mastroianni, Angelus Novus. Legno, 1978 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Umberto Mastroianni, Angelus Novus. Legno, 1978 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Umberto Mastroianni, Angelus Novus. Legno, 1978 - RIPRODUZIONE RISERVATA

La tenerezza un po' contadina della Madonna di Loreto aerofuturista del 1933, la modernissima sofferenza del Grande Cristo sulla Croce, opera in bronzo del 1954,  il sentimento materno che esplode nella Madonna con bambino del 1936. Ricca di pezzi raramente esposti e in alcuni casi addirittura inediti, ha superato in questi giorni i 40 mila visitatori l'antologica allestita dal Museo Diocesano di Torino per ricordare la figura di Umberto Mastroianni. E c'è tempo per visitarla fino al 30 settembre.

Dedicata al rapporto "tra coscienza civile e spirito del sacro" nella poetica del grande scultore zio di Marcello e di Ruggero, la mostra torinese -non a caso inaugurata nei giorni dell'ostensione della Sindone- documenta, sia pure per inevitabile sintesi, tutto l'iter creativo del maestro di Fontana Liri che alla città della Mole intrecciò molta parte della vita, delle amicizie, delle idee e della sua creazione artistica. Circa 60 le opere, articolate in un percorso suggestivo sotto al sagrato del Duomo e all'interno della Torre Campanaria: dal bassorilievo Deposizione del 1927-28 a La morte della morte del 1997, piccola tempera acrilica eseguita pochi mesi prima della sua scomparsa, passando per l'Angelus Novus del 1978.

Particolarmente interessanti i bronzi, alcuni inediti o esposti raramente, come il bozzetto per il Monumento funebre all'aviatore del 1930, Madonna col Bambino del 1934, Maternità del 1949, Grande Cristo sulla Croce del 1954, Hiroshima e Ballo tragico del 1961, Enigma del 1971-72 e Volo di Pace del 1992. Ma il ricco percorso del Museo Diocesano comprende anche terrecotte, legni, piombi, rami, vetri, mosaici, arazzi, cartoni graffiati, opere su carta, jute, "tutti i materiali adoperati da Mastroianni in cui Brancusi e Tatlin gli sono antecedenti molto più di ogni altro scultore italiano", spiega il curatore Floriano De Santi, direttore dell'Archivio Mastroianni di Brescia e autore di un denso saggio pubblicato nel catalogo.

Un allestimento che mette in luce il complesso rapporto con il sacro di Mastroianni,  artista poliedrico e colto, intrigato dagli interrogativi  del pensiero filosofico . E nello stesso tempo dà la misura del valore anche della sua produzione figurativa, a lungo sottovalutata dalla critica. "L'arte è tale quando afferma ed esprime Dio- scrive De Santi citando le parole del poeta novecentesco Clemente Rebora - Nell'opera di Mastroianni quell'esperienza, quell'esercitazione spirituale che il linguaggio scultoreo, pittorico e grafico lambisce e a tratti anche raggiunge ‒ di una venerabilità della vita e dell'essere della natura e del cosmo ‒ ha indotto l'artista ad accordare religione e poiesis. Il ritrovamento che la ricerca estetica compie della verità primaria che fonda l'esistenza riconduce di necessità all'unità con l'universo: ciò che appunto in Mastroianni legittima l'istanza religiosa, o sacrale, e la sua diretta espressione creativa". Promossa dall'Associazione S.T.Ars e dal Museo Diocesano, con il patrocinio del Comune di Torino e della Regione Piemonte, e realizzata grazie alla Consulta e alla Fondazione C.R.T., la retrospettiva torinese si avvale di un catalogo edito dall'Archivio Umberto Mastroianni di Brescia.

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