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Ad Arles il Congo di Majoli-Pellegrin

Ad Arles il Congo di Majoli-Pellegrin

Foto dell'Africa lontane da stereotipi, esposte fino a settembre

PARIGI, 07 luglio 2015, 17:45

Chiara Rancati

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Il racconto per immagini di una serie di viaggi in terra subsahariana, che tenta di lasciarsi alle spalle lo sguardo "un po' antropologico dell'uomo bianco che va in Africa", per tentare di raccontare un Paese, i suoi scorci, la sua gente e i suoi riti. 'Congo', opera collettiva dei due fotografi italiani dell'agenzia Magnum, Alex Majoli e Paolo Pellegrin, è esposta per la prima volta al festival dei Rencontres di Arles, nel sud della Francia.
"E' una mostra che io trovo molto bella, con grandi spazi - racconta all'ANSA Majoli, incontrato a Parigi alla presentazione del libro che raccoglie le immagini esposte - in cui possiamo mettere i nomi, le didascalie, portare diverse voci, anche grazie a due grandi muri di collage, in un'installazione molto artistica e sperimentale". L'obiettivo di fondo non è tanto mostrare la propria visione del Congo, ma offrire al visitatore degli spunti: "Non siamo qui per imporre la nostra lettura, puntare una pistola alla tempia e dire 'ecco, guarda, questo è il Congo' - aggiunge - ma vogliamo che la gente si diverta, resti stupita, lasci il proprio cervello andare dove vuole. C'è un dinamismo, ma senza giudizi".
Le immagini esposte sono frutto di diversi viaggi, tre o quattro di circa tre settimane ciascuno, fatti per la maggior parte insieme, "stando nello stesso hotel, mangiando insieme", ma con la volontà di valorizzare le differenze del lavoro di ciascuno e le diverse forme dell'arte fotografica. "La maggior parte dei paesaggi, delle panoramiche, sono di Paolo, perché lui da anni lavora su quel genere, mentre le scene di gruppo, quelle che definirei più teatrali, di solito sono mie - spiega ancora Majoli - Abbiamo scattato sia in digitale sia su pellicola, un po' in bianco e nero e un po' a colori. Non abbiamo voluto darci dei limiti tecnologici". Un approccio che va al di là del fotogiornalismo in senso stretto, legato all'attualità e ai suoi ritmi frenetici, in linea con la filosofia dei Rencontres di Arles, che come ogni estate, da oggi a fine settembre, mettono in mostra e raccontano attraverso workshop, conferenze e concorsi, le evoluzioni della fotografia nel mondo contemporaneo. "Il nostro non è un festival di fotografia giornalistica propriamente detta, ma si apre a tutti i fotografi che scelgono linguaggi artistici per raccontare il mondo che ci circonda - spiega all'ANSA il direttore della rassegna francese, Sam Stourdze - Vogliamo offrire molti sguardi sul nostro mondo, sulla vita che ci circonda, ma con forme speciali dell'esposizione, della creazione, e con il respiro del tempo lungo".
   

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