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Mari e luce, 80 anni di Piero Guccione

Mari e luce, 80 anni di Piero Guccione

Dal 22/5 a Modica una grande monografica del maestro siciliano

19 maggio 2015, 19:58

Nicoletta Castagni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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I suoi celeberrimi mari, abbaglianti e fermi, le terre assolate di Sicilia, le suggestioni dell'arte della Rinascenza, Piero Guccione festeggia gli 80 anni appena compiuti con una grande mostra allestita dal 22 maggio al 22 luglio a Modica, negli spazi dell'ex-Convento del Carmine. I circa 80 capolavori del maestro siciliano provengono dalle maggiori collezioni pubbliche e private italiane e, con diversi inediti (a testimoniare l'indefessa creatività dell'artista), ripercorrono i cicli e le serie che ne hanno contraddistinto la produzione dagli anni '60 a oggi.
Intitolata 'Piero Guccione. Lo stupore e il mistero del Creato', l'antologica organizzata da Comune di Modica per celebrarne l'ambito genetliaco e questi straordinari decenni di creatività, é stata curata da Paolo Nifosì e Tonino Cannata.
Mentre il catalogo pubblicato da Salarchi é arricchito anche dai testi di critici quali Andrea Guastella e Marco Goldin, che da tempo seguono e studiano il maestro. La cui varietà di soggetti e suggestioni é stata definita 'eroica' da Susan Sontag nel 1984.
Guccione, del resto, parte molto prima, negli anni '60, quando, pur guardando a Munch e a Bacon, intraprende da subito un percorso di autonomia stilistica dando vita a una pittura in cui, scriveva Renato Guttuso, era evidente " il bisogno di partire dalle cose". Dunque una pittura visiva, interamente espressa nel segno della figurazione, in anni in cui tale scelta non era facile per la polemica ideologica preponderante e deviante. Ecco quindi partire i cicli che ritmano l'evoluzione della sua opera: i Giardini, le Antenne, i Riflessi sulla Wolkwaghen. E se con la serie degli Aeroporti lo spazio si fa metafisico, quasi hopperiano, l'inizio degli anni '70 segna il lento cammino per il ritorno in Sicilia.
Dalla sua casa di Punta Corvo, Piero Guccione osserva il mare meraviglioso che a poco a poco assurge a unico, vero protagonista della sua pittura, nonostante parallele incursioni verso altri temi legati alla natura che lo circonda: dalle attenzioni per il giardino dalle piccole palme ai fiori di ibiscus. Soggetti che ben si addicono alla tecnica del pastello che sperimenta in quegli anni. Una natura raffigurata con immagini inedite, svincolate dalle influenze dei maestri di riferimento, basti pensare ai cicli dedicati al Carrubo, alla Malinconia delle pietre e a Friedrich. E' invece del 1979 la serie di opere ispirate a Bacon, partendo da una fotografia dell'artista inglese che ha sempre amato particolarmente e degli anni '90 i pastelli in omaggio a Matisse nel suo atelier.
L'arte di Piero Guccione si identifica però con il mare, presenza costante in ogni decennio, l'elemento da lui privilegiato per esprimere una incredibile varietà di sensazioni e sentimenti, dallo stupore di fronte alla bellezza alla malinconia fino all'indignazione di un paesaggio aggredito.
L'area iblea diventa sempre più il luogo dell'ispirazione, anche se proprio dagli anni '80 il maestro siciliano inizia a cimentarsi con i classici dell'arte rinascimentale e moderna, in una continua ed ininterrotta reinvenzione dei capolavori di Masaccio, Michelangelo o Caravaggio. Il tema del mare rimane però l'unico in grado di far percepire l'evoluzione della sua pittura. Documentando il lavoro ossessivo, indefesso, su pochi oli, il continuo cambiamento nel modo di rappresentarlo al fine di rendere le tensioni, le complesse e sovrapposte emozioni.
Fino a raggiungere, nelle ultime opere, una serena contemplazione, affidata alla luce in tutte le possibili varianti durante il giorno e le stagioni.
Confondendosi con il cielo che trascolora, Guccione dipinge, autenticamente sentito, lo spazio infinito di leopardiana memoria.

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