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Omaggio della Biennale a Matta scultore

Omaggio della Biennale a Matta scultore

Dal 9/5 a Venezia bronzi e metalli del grande surrealista

26 aprile 2015, 15:14

Nicoletta Castagni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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         Tra mitologia, storia e natura, la straordinaria produzione scultorea di Sebastian Matta è in mostra dal 9 maggio al 15 ottobre a Venezia, negli spazi del Giardino di Palazzo Soranzo Cappello. La celebrazione del grande maestro surrealista, anche quale scultore, è uno dei principali eventi collaterali della Biennale d'arte, giunta alla 56/a edizione.
Intitolata 'Roberto Sebastian Matta. Sculture', l'importante esposizione è stata organizzata dalla Fondazione Echaurren-Salaris in collaborazione con la Galleria d'Arte Maggiore (Gam) di Bologna. A curarla, Flaminio Gualdoni e Alessia Calarota, che hanno scelto di focalizzare la selezione non sui dipinti, bensì sui metalli e bronzi per consentire una lettura più articolata sull'intera opera dell'artista di origini cilene. Architetto, pittore e, infine, mastro talentuoso nell'uso plastico dei materiali, Matta conferma quindi nelle sue sculture la definizione che di lui dette nel 1944 il padre del Surrealismo, André Breton, definendolo l'artista ''che maggiormente tiene fede alla propria stella, che è forse sulla strada migliore per arrivare al segreto supremo: il controllo del fuoco''.
Le sue figure sembrano provenire da una profondità magmatica, da antiche ere geologiche, quasi idoli, ma di religioni terrene o mitologiche, forgiate in figure e strutture primarie.
Sembianze contorte, che rimandano agli incubi primitivisti dell'avanguardia parigina e accompagneranno l'artista fino alla fine della sua carriera. Eppure non si tratta dei retaggi dell'inconscio, ricollegabili ai lavori dei colleghi surrealisti ispirati al sogno.
Matta continua a guardare ai temi politici e storici, così che le sue sculture paiono provenire dai passati mitici della Grecia, del Mediterraneo o del Sud America, in un eclettismo di immaginari che è il segno di un'unica, eterna provenienza di archetipi umani.
Animali, figure mitologiche, madri che vivono nelle profondità della terra, pietre filosofali e guerrieri: anche i loro titoli abbracciano le diverse culture di cui Matta si è nutrito, tanto da poterlo definire un nomade, le cui peregrinazioni incrociano le rotte più diverse, dalla madrepatria all'Europa continentale, alla Russia, dalla Scandinavia fino agli Stati Uniti. Tra le numerose opere esposte, ecco 'Mater Nostrum', riflessione su quel mare nostrum che lambisce le coste dell'amata Italia, ma anche 'Perù', 'Inca' o 'Colomberos'. Matta, come aveva detto Breton, segue la propria stella e torna a un passato inconoscibile della sua terra, di tutte le terre, fino a trovare una eco comune, un filo rosso in grado di combinare le diverse identità e appartenenze in un unico profilo d'artista. Come testimoniano pezzi quali 'Cromagnak' o 'Ganesha', fino alle poltrone 'Floricor' e 'Margarita. Bronzo e ancora bronzo, forgiato in un fuoco antico, primario, e dunque eterno. (ANSA)

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