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Le meraviglie dell'Impressionismo russo

Le meraviglie dell'Impressionismo russo

Dal 13/2 a Venezia anteprima museo Mosca che aprirà in autunno

22 gennaio 2015, 15:41

Nicoletta Castagni

ANSACheck

Mostre: Le meraviglie dell?Impressionismo russo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mostre: Le meraviglie dell?Impressionismo russo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mostre: Le meraviglie dell?Impressionismo russo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cinquanta capolavori dell'Impressionismo russo saranno esposti a Venezia dal 13 febbraio al 12 aprile. Si tratta di una preziosa selezione, che, allestita negli spazi di Palazzo Franchetti, rappresenterà l'anteprima internazionale di un nuovo museo che sarà inaugurato a Mosca il prossimo autunno e che nasce dalla collezione privata di Boris Mints, grazie alla quale sono tornate in patria opere da molto tempo acquisite dal mercato occidentale dell'arte. Con il titolo 'A occhi spalancati. Capolavori dal Museo dell'Impressionismo Russo di Mosca', l'importante rassegna è stata curata dalla direttrice dell'istituzione moscovita, Yulia Petrova e da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, responsabili del Centro Studi sulle Arti della Russia (Csar) dell'Università Ca' Foscari. Scopo dell'iniziativa è quello di favorire, attraverso esposizioni temporanee in Russia e all'estero, la conoscenza delle tendenze artistiche che hanno preso piede tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, una fase, a parte alcuni grandi nomi, ancora poco conosciuta, che può far luce anche sul ruolo internazionale all'epoca svolto dal paese. Le 50 opere sono esposte in un percorso che accosta tra loro soggetti tematicamente contigui (il paesaggio, la scena urbana, la figura in un interno), con una non sempre vincolante attenzione alla cronologia. Il momento di maggior fioritura dell'Impressionismo in Russia è di oltre vent'anni successivo all'affermarsi del movimento francese, con uno sviluppo consolidato intorno all'ultimo decennio del secolo e l'inizio di quello successivo. Ciò non significa però che possa essere considerato una variante provinciale, in quanto l'Impressionismo era già divenuto il tempestivo punto di riferimento per l'opera di paesaggisti come Fedor Vasil'ev, influenzando anche la ricerca di Polenov e di Repin. Grazie a questi maestri, la rivoluzione pittorica scaturita dai capolavori di Monet o Renoir era presto diventata oggetto di studio per gli studenti della Scuola di Pittura, Architettura e Scultura di Mosca, alcuni dei quali destinati (come Konstantin Juon, Petr Petrovicev e Stanislav Zukovskij, tutti presenti in mostra) a un ruolo di primaria importanza fin dopo l'avvento delle Avanguardie. La tradizione di dipingere alla maniera impressionista ha proseguito infatti per buona parte del'900, ed è documentata in mostra dalle opere di Koncalovskij, Grabar, Kustodiev, Baranov-Rossine, Sergej Gerasimov o Georgij Savickij, e addirittura con artisti molto legati al realismo socialista, come Aleksandr Gerasimov e Dmitrij Nalbandjan. Persino l'icona della mostra, i 'Manifesti sotto la pioggia' di Pimenov, è un'opera del 1973, a testimonianza di quanto la matrice impressionistica sia arrivata a influenzare anche il periodo del disgelo post staliniano. La mostra veneziana affianca quindi le prime esplicite rimeditazioni e rielaborazioni della rivoluzione artistica francese ed evidenzia la tenace persistenza, per buona parte del XX secolo, di questo approccio alla raffigurazione della vita individuale e dei suoi scenari, sottolineandone la perdurante attualità. Per tal motivo l'arco cronologico preso in considerazione spazia da alcuni rari dipinti giovanili di Konstantin Korovin, il più famoso esponente dell'Impressionismo russo, e di Valentin Serov fino ad arrivare ad anni recentissimi, con pittori come Vladimir Rogozin e Valerij Kosljakov, che non possono essere considerati impressionisti in senso stretto, ma che raccolgono oggi, idealmente ed efficacemente in una chiave contemporanea, l'eredità dei predecessori e della loro ricerca espressiva. Il Museo dell'Impressionismo Russo di Mosca, che nasce dalla collezione privata di Boris Mints, avviata una decina d'anni fa con rilevanti acquisizioni, è sorto principalmente con volontà di creare, mediante l'impiego di nuove tecnologie (alcune delle quali saranno sperimentate per la prima volta proprio nella mostra di Palazzo Franchetti), uno spazio che coinvolga i visitatori in modo dinamico e interattivo, dove l'esposizione permanente verrà accompagnata da strutture e attività educazionali e di ricerca sulle raccolte del museo stesso. Sono previsti una sala cinema e locali per mostre temporanee

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