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Sky Tg24: Renzo Piano ospite di Vite - L'arte del possibile

Sky Tg24: Renzo Piano ospite di Vite - L'arte del possibile

Ponte di Genova, "tragedia da elaborare, non da dimenticare"

ROMA, 29 giugno 2020, 11:20

Redazione ANSA

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VITE, RENZO PIANO - RIPRODUZIONE RISERVATA

VITE, RENZO PIANO - RIPRODUZIONE RISERVATA
VITE, RENZO PIANO - RIPRODUZIONE RISERVATA

È l'architetto Renzo Piano l'ospite del secondo appuntamento di "Vite - L'arte del possibile", su Sky TG24 alle 20.30, il 30 giugno alle 18.30 su Sky Arte e disponibile On Demand.

"L'architetto alle 9 si sveglia poeta, alle 10 diviene artigiano e verso le 11 è meglio che diventi proprio un costruttore". Renzo Piano spiega così la sua professione al direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis. "Tra un foglio bianco e uno a quadretti "preferisco senza dubbio un foglio a quadretti. Con l'età mi sono abituato anche al foglio bianco, ma ci faccio subito i quadretti. Il foglio bianco è la metafora del campo libero, la libertà totale, ma nel lavoro creativo non è vero che la totale libertà aiuti. Aiuta invece avere dei limiti, delle regole. Questo avviene in tutte le arti, anche in musica".

Nell'intervista, Piano parla anche gli anni della sua giovinezza, a Milano: "conducevo una doppia vita: di notte occupavo l'università, di giorno andavo a lavorare nello studio dell'architetto Albini. Fu una cosa importante perché Albini era un artigiano vero. Io mi occupavo principalmente di smontare le cose, i pezzi, e forse è anche lì che ho appreso l'amore per il pezzo, gli elementi, le giunzioni. Però poi c'è una cosa che deve esserci, ci deve essere il Kalos. È lì, quando capisci come le cose stanno assieme, come la luce penetra, come lo spazio si realizza, che entra in gioco qualcosa che si potrebbe definire la poetica del costruire".

Tra i ricordi, anche l'infanzia da figlio di piccolo costruttore: "è così che sono arrivato a questo mestiere: stando seduto su un mucchio di sabbia nei suoi cantieri. Sono cresciuto dapprima, senza essere un architetto, sui cantieri a imparare una cosa: che costruire è un gesto straordinario, è esattamente l'opposto del distruggere. È un gesto di pace, un gesto di buona volontà".

Ad un anno dalla demolizione programmata dei resti del ponte Morandi, Piano racconta anche cosa significhi per lui aver realizzato il nuovo ponte di Genova: "Il ponte di Genova nelle mie attenzioni, oggi, occupa un posto stabile. Mi sveglio ogni mattina pensandoci, ogni giorno ci penso, ogni giorno comunico con i cantieri, comunico con le persone che ci lavorano. È stata una tragedia, e le tragedie si elaborano lentamente, ci vuole del tempo. Un architetto le elabora forse anche con l'azione, immediatamente, pensando a come fare le cose. Però mi viene in mente e non è mai solo un ponte da ricostruire. É una tragedia da elaborare, non da dimenticare, ma da elaborare. La tragedia delle 43 vittime, di quelli che hanno dovuto lasciare la loro casa, poi la città è ferita, la città si sta ricostruendo".

Al cantiere del ponte "ci vado la domenica particolarmente, perché c'è più tempo, è tutto calmo. C'è sempre qualcuno. E c'è l'orgoglio. L'orgoglio che nasce in un cantiere dove si fa una cosa così importante, dove si reagisce a una tragedia, senza dimenticarla. Un ponte - ha aggiunto poi - non ha diritto di crollare. Fanno un mestiere troppo nobile i ponti: come uniscono nella realtà, uniscono nell'immaginario. Questo ponte è un pezzo di nave: è una grande chiglia di nave che attraversa la vallata, quasi chiedendo permesso. Qualcuno mi ha fatto notare che è semplice, come se la semplicità non fosse una conquista".

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