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Biennale: nel Padiglione tedesco, dove il muro scompare

Biennale: nel Padiglione tedesco, dove il muro scompare

Da striscia di morte allo spazio libero

23 maggio 2018, 17:38

Redazione ANSA

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(ANSA) VENEZIA, 23 MAG- Varchi la soglia del Padiglione tedesco e ti trovi davanti un muro. Nero, denso, opprimente, un"striscia di morte" come lo chiamavano allora a Berlino, un qualcosa che chiude tutto. Poi trovi il coraggio di avanzare e piano piano davanti ai tuoi occhi quello che sembrava un muro, si dissolve.
    arriva la luce e dietro quelle lame che sembravano un muro appaiono i progetti della rinascita, lo "spazio di libertà" che ha vinto sull'oppressione e la morte.
    Intitolato Unbuilding walls, il progetto del Padiglione nazionale tedesco alla Biennale architettura, (dal 26 maggio al 25 novembre ai Giardini) colpisce allo stomaco e poi al cuore e alla testa. Vuole essere una sorta di celebrazione del muro che non c'è, del tempo "senza il muro", che oggi è per la prima volta più lungo di quello in cui il muro c'è stato e ha prodotto divisione e morte. E nello stesso tempo è un inno agli spazi comuni da condividere - il tema della Mostra d'Architettura 2018 voluto dalle energiche curatrici del duo Graften, le irlandesi Yvonne Farrel e Shelley McNamara.
    Curato da Marianne Birthler, ex commissario generale per il controllo sui dossier della Stasi, insieme con Lars Kruckeberg, Wolfram Putz e Thomas Willlemeit di Graft, il Padiglione tedesco offre una panoramica dei tantissimi progetti internazionali con i quali Berlino negli ultimi vent'anno e' stata letteralmente ricostruita e proiettata nella modernità, con la striscia prima occupata dal muro oggi riguadagnata alla socialità. Una storia da non dimenticare, quella del muro che ha diviso per decenni la Germania. E proprio per sottolinearlo, una seconda sala proietta filmati con ragazzi, donne, uomini dei paesi che ancora patiscono una divisione del loro territorio, da Cipro alla Corea del Sud, da Belfast a San Diego. Da non perdere.
   

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