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Torna il Duce, Miniero provoca l'Italia populista

Torna il Duce, Miniero provoca l'Italia populista

Dal 1 febbraio 400 copie tragicommedia Sono Tornato con Mussolini-Popolizio

ROMA, 30 gennaio 2018, 20:08

di Alessandra Magliaro

ANSACheck

Sono tornato di Luca Miniero - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono tornato di Luca Miniero - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sono tornato di Luca Miniero - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Provocatorio, irriverente in bilico nella storia così come nel tono tra il tragico e il comico, irrompe in sala neanche a farlo apposta in piena campagna elettorale Sono Tornato, il nuovo film di Luca Miniero - 400 copie dal 1 febbraio con Vision - che immagina paradossalmente il ritorno nell'Italia di oggi del Duce, interpretato dal grande attore di teatro Massimo Popolizio. E, seppure con il registro della commedia, fa emergere tutti i rischi che corriamo di uno scivolone populista.
    "Il fantasma di Mussolini aleggia nella campagna elettorale, tirato in ballo persino dal Pd. Paradossalmente tutti i partiti, di destra e di sinistra, utilizzano le corde del populismo come arma di distrazione di massa e - dice all'ANSA il regista campione al box office con Benvenuti al Sud - quello che dice il Duce nel nostro film riassume tutti insieme quello che i politici di oggi dicono, ad esempio sugli immigrati. E questa è la cosa più inquietante. Non penso infatti che il fascismo, quello armato possa tornare perchè forse su quello abbiamo in generale anticorpi, ma vedo il ritorno del suo populismo, anzi già ci siamo dentro".
    L'inizio è folgorante: nel cuore della Roma multietnica, il giardino di Piazza Vittorio, in piena partita di calcio tra 'nuovi italiani' cade dal cielo, ancora con i piedi legati di Piazzale Loreto Benito Mussolini. L'impatto è esilarante: "ciabatte, polpacci nudi, ma sono ad Adiss Abeba? Balilla Totti - dice ad un bimbetto cinese con la maglia della Roma - dove siamo?" e subito sviene.
    Cosa vuol dire oggi essere italiani? Dove è la patria? Le domande, solo all'apparenza retoriche, danno il via alla storia scritta con Nicola Guaglianone (Lo chiamavano Jeeg Robot, Benedetta Follia). Viene creduto un attore bravissimo per postura, impostazione della voce ed eloquio ad interpretare il Duce, e lui che invece 'è' veramente il dittatore italiano accetta questo ruolo pensando che la provvidenza gli stia dando una seconda possibilità per portare l'Italia finalmente alla vittoria.
    Grazie all'incontro con un giovane sfigato documentarista (Frank Matano) parte per un road movie per l'Italia per capire le possibilità di un suo ritorno avendo la canzone di Toto Cutugno 'Sono un italiano' (con l'eccezione della frase sul presidente partigiano!) per colonna sonora, mentre poi intercettato da una scaltrissima produttrice tv (Stefania Rocca) comincia una irresistibile carriera televisiva con share bulgari in cui 'facendo' Mussolini raccoglie i massimi consensi dalla platea in cerca di parole forti e selfie con il personaggio.
    "Torno dopo 80 anni e ritrovo un popolo di analfabeti con la testa sul telefonino e in coma perenne, voi italiani siete senza sogni, in balia dei media sociali. Siamo sull'abisso, volete un messaggio whatsapp che vi avvisi?" arringa Mussolini-Popolizio.
    "Sono Tornato tocca la pancia del paese", ha detto Miniero. "Il film - ha proseguito Guaglianone - parla di noi perchè un personaggio così ricapitato oggi e le reazioni che provoca - ci sono vere candid camera accanto alla storia interpretata da attori - ci mettono di fronte alle nostre mostruosità, mostro lui ma mostri anche noi". Il rischio per Popolizio stava nella "trappola della macchietta, fare qualcosa di non credibile, io ho cercato di evitarlo, eliminando ad un certo punto anche il trucco pesante, artefatto. Certo Mussolini 'è' il personaggio ma non dovevo essere uguale altrimenti come ripetevo a Miniero potevate prendere Crozza o Zingaretti. La possibilità di non essere collegato alla mia faccia per me da attore è un valore aggiunto". Il film può considerarsi una apologia del fascismo? "Non credo proprio, non ci interessava giudicare lui che pure diamo per scontato (c'è anche un toccante monologo sulle leggi razziali, cuore emozionale del film ndr), volevamo uscire dal terreno ideologico", ha detto Miniero. "Ci interessava raccontare l'antipolitica e il superpotere dei dittatori che è il consenso ad una generazione che è Post ideologica" ha concluso Guaglianone citando la lezione di commedia all'italiana 'cattive' come quelle di Sordi e di Age e Scarpelli, oltre per vie più dirette il film di Lizzani Mussolini Ultimo Atto. Il film, prodotto da Indiana con Vision, è tratto dal libro e dal film Er Ist Wieder Da che ipotizzava il ritorno di Hitler.
   

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