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Berlino: nel Paradiso martiri islamici vince il peccato

Berlino: nel Paradiso martiri islamici vince il peccato

A Dokumente passa 'Investigating Paradise' di Merzak Allouache

ROMA, 09 febbraio 2017, 21:13

Francesco Gallo

ANSACheck

 Se c'è una cosa che colpisce l'Occidente e fa paura, è la vocazione alla morte dei terroristi islamici. In una cultura, come la nostra, che rimuove la morte, cosa accade mai a questi uomini per abbracciarla invece con tanta disinvoltura? Su questo tema passa domani al Festival di Berlino, nella sezione Dokumente, un film davvero 'politico', proprio come piace al suo direttore Dieter Kosslick, dal titolo 'Investigating Paradise' di Merzak Allouache. Un'opera franco-algerina che mostra non solo cosa muove ed ispira i shaihd (i martiri islamici), ma anche rivela un paradosso: la voglia di morire di questi uomini si lega a quella di poter finalmente peccare. Finalmente vino e sesso per loro, proprio quelle cose per la quali combattono la loro Guerra santa.
    Merzak Allouache, regista e sceneggiatore algerino classe 1944, cercando di comprendere le origini del desiderio di morte manifestato da tanti giovani, scopre come i leader spirituali non manchino di motivarli, oltre che con la spiritualità, con la promessa di un paradiso pieno di trasgressioni. E lo fa grazie all'aiuto di due giovani giornaliste algerine, Nedjma e Mustapha, che si mettono sulle tracce di alcuni predicatori salafiti, appartenenti alla scuola di pensiero sunnita che prende il nome dal termine arabo salaf al-ṣaliḥīn ('i pii antenati')- ovvero mistici che professano modelli esemplari di virtù religiosa e fanno proseliti tra i martiri.
    Da qui immagini di suggestivi sermoni e poi interviste in Algeria con personaggi di tutti i tipi: furbi intellettuali, giovani ingenui, illuminati studenti di religione e attivisti politici. Da tutta questa inchiesta risulta chiaro come la globalizzazione abbia contribuito a quello che accade oggi anche per quanto riguarda lo stesso mercato della religione, tanto da far sì che il paradiso sia divenuto una merce desiderabile, ovvero: sesso e droghe sono proibite sulla terra, ma non così in paradiso.
    In una delle interviste, un cinquantenne algerino così descrive il paradiso: ''lo immagino pieno di tesori con uva, melegrane e ogni ben di Dio. Lì si trovano giovani resi immortali con stendardi, brocche e coppe di vino riempite da una sorgente zampillante. Nessun mal di testa dopo aver bevuto né intossicazione e poi carne di volatili e qualunque cosa desideri, donne stupende con bellissimi occhi e vesti fatte di perle e questo come loro ricompensa. Allah onnipotente ha detto la verità. E' per questo che andremo in paradiso Inshallah. Noi andremo lì Inshallah, sempre se Allah vuole''.
   
   

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