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Cinquant'anni di Napoli, le foto da salvare di Riccardo Carbone

Cinquant'anni di Napoli, le foto da salvare di Riccardo Carbone

Nei suoi scatti la vita, la storie e i personaggi della città dagli anni '20 ai '70, un archivio di 500mila immagini oggi aggredito dalle muffe

23 novembre 2016, 12:15

Paolo Rubino

ANSACheck

FOTO ARCHIVIO CARBONE - RIPRODUZIONE RISERVATA

FOTO ARCHIVIO CARBONE - RIPRODUZIONE RISERVATA
FOTO ARCHIVIO CARBONE - RIPRODUZIONE RISERVATA

Scugnizzi e sciuscià nella quotidianità viva dei vicoli, il saluto dal molo agli emigranti che vanno a cercar fortuna in America, Umberto II ultimo re d'Italia e i primi giorni della Repubblica, la canzone di Sergio Bruni, la Loren giovane reginetta di bellezza... istantanee che raccontano la storia di una città: cinquecentomila negativi e qualche migliaia di stampe e lastre di vetro custodiscono e tramandano 50 anni della vita di Napoli, dagli anni '20 agli anni '70. E' un patrimonio che sta morendo, insidiato dalle muffe che mangiano la pellicola.

E' partita così, da Napoli, l'iniziativa di crowdfunding di una associazione di volontari per salvare l'archivio fotografico Riccardo Carbone, tra i più completi e antichi d'Italia. E' un messaggio che è stato colto, e c'è un primo buon riscontro: in una decina di giorni sono stati raccolti i primi 12mila euro di una sottoscrizione che ora va avanti per sostenere un progetto più ampio. La prima soglia minima era stata fissata per l'emergenza, per i primi interventi non più rinviabili per recuperare e preservare quelle cinquecentomila immagini, un immenso patrimonio fotografico che rischia oggi di essere definitivamente compromesso da un deperimento lento ma continuo ed inarrestabile. E' una lotta contro il tempo quella per scannerizzare le immagini, salvare "un patrimonio di inestimabile valore, per tutti e di tutti", come sottolineano i volontari che lavorano al progetto, chiedendo aiuto perchè "le ripetute richieste di aiuti finanziari alle istituzione sia locali che nazionali sono rimaste inascoltate" ed ora "non si può più aspettare, l'intervento deve essere immediato".

 

Dell'archivio si sta occupando da tempo Renato Carbone, uno dei figli d'arte di una scuola napoletana che ha le sue radici in un umile lavoro di strada. Occhi che negli anni, e ancora oggi, hanno saputo leggere l'essenza di una città bella e tormentata, con vero mestiere, solo passione e sacrificio. 

Renato è il figlio di Riccardo Carbone che fu il primo reporter del Mattino; Fu quasi lui, anzi, ad 'inventare' la figura del fotoreporter a Napoli convincendo il direttore Eduardo Scarfoglio, del quale era amico di famiglia, a dare maggior spazio alle immagini come documentazione giornalistica sullo storico quotidiano partenopeo (fu Scarfoglio, con la moglie Matilde Serao, a fondare nel 1892 Il Mattino).

Lavorando così, ininterrottamente fino al 1970 (morì a Napoli nel 1973), Riccardo Carbone ha documentato la storia della città dal fascismo allo scoppio della seconda Guerra Mondiale, dalla ricostruzione postbellica al boom economico degli anni cinquanta e sessanta, ma anche - come ricordano i volontari dell'associazione a lui dedicata - "le ricchezze artistiche e i grandi mutamenti urbanistici, la vita quotidiana, lo sport, la canzone napoletana, il mondo dei pescatori, le navi da crociera ed i personaggi illustri, le partenze degli emigranti, i tuffi degli scugnizzi, le mareggiate, le feste, e molto altro.

Un intero mondo racchiuso in tante piccole scatole di cartone, ordinatamente numerate ed allineate sugli scaffali, contenenti lastre di vetro, stampe, rullini e una miriade di buste porta-pellicole, ciascuna contrassegnata con il titolo del servizio fotografico scritto a mano, con una elegante grafia antica". La più 'vecchia' è una lastra, antenata dei negativi, che ritrae lo sculture Vincenzo Gemito al lavoro sul busto di Raffaele Viviani, era il 1926. E quanti volti in quelle immagini: l'immancabile Totò, i fratelli De Filippo; o anche i personaggi passati per Napoli e ritratti all'ombra del Vesuvio, da Charlie Chaplin a Ernest Hemingway, Trotsky, Kennedy, o anche gli Harlem Globetrotters nel 1953. I calciatori in campo nel 1935, poi Vinicio, Altafini (e in tempi più recenti Maradona negli scatti del figlio Renato). Lucky Luciano in Questura nel '54. Sono solo pochi esempi.

E' questo il patrimonio "che purtroppo sta morendo". Salvarlo è l'obiettivo di una associazione di volontari che tra mille difficoltà e senza risorse lavora al progetto. Tra i primi passi l'iniziativa di crowdfunding sulla piattaforma online Eppela che ha avuto come primo obiettivo la raccolta dei fondi necessari per mettere in sicurezza le foto e acquistare scanner e contenitori adeguati. Così si affronterà in tempi brevi l'emergenza; C'è poi un progetto più ampio da sostenere e da portare avanti: "Sogniamo di poter un giorno realizzare un catalogo online aperto a tutti". Un sogno, sottolineano i volontari al lavoro sull'archivio, che parte da quei "tanti piccoli contenitori di una grande memoria. Aprire queste scatole è come scoperchiare un mondo: un'intera epoca scorre sotto i nostri occhi e non ci si stanca mai di sfogliare e cercare in questa miriade di istantanee, a volte casuali, che hanno catturato per sempre un momento della nostra storia".

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