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Pier Paolo Pasolini, commemorazione all'Idroscalo di Ostia

Pier Paolo Pasolini, commemorazione all'Idroscalo di Ostia

Il regista e scrittore fu ucciso nella notte del 2 novembre 1975

FIUMICINO, 02 novembre 2016, 14:41

Redazione ANSA

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Pier Paolo Pasolini - RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Paolo Pasolini - RIPRODUZIONE RISERVATA
Pier Paolo Pasolini - RIPRODUZIONE RISERVATA

A 41 anni dall'uccisione di Pier Paolo Pasolini, commemorazione sul luogo della scomparsa, presso i Parchi Letterari a lui dedicati al Centro Habitat Mediterraneo Lipu di Ostia.  


    Il luogo della scomparsa di Pasolini, dopo anni di abbandono e degrado, è diventato un giardino letterario, progettato da Mario Rosati ed inserito all'interno del Centro Habitat, lungo Via dell'Idroscalo, i cui volontari, a titolo gratuito, ne garantiscono la pulizia e fruibilità durante tutto l'anno.

 Quando, negli ultimi anni, prima di morire ucciso nel 1975, Pier Paolo Pasolini svolge la sua attivita' ''corsara'' e ''luterana'', come intitolera' i suoi scritti, oltre a denunciare le trame e l'astrattezza del Palazzo, oltre a dichiarare ''io so, ma non ho le prove'' relativamente alla storia recente del Paese, scrisse che l'Italia stava vivendo ''un processo di adattamento alla propria degradazione''.

Oggi, a tanti anni di distanza, non si puo' dire che quel processo sia concluso, ma certo quelle parole risultano drammaticamente profetiche. E' anche per questo, per la sua critica ''all'edonismo consumistico'' e ''al conformismo interclassista'', per aver colto, segnato e rappresentato un momento profondo di cambiamento della nostra societa', dalle antiche tradizioni e cultura contadina, al materialismo e la violenza del dopo boom economico, che nel 1973 ha la sua prima e grave crisi, che Pasolini ha finito per diventare un punto di riferimento continuamente citato, eppure cassandra inascoltata, e la sua figura e' finita quasi santificata, grazie anche ai misteri mai risolti legati alla sua morte violenta, al suo martirio.

Intellettuale vivace, intelligente e curioso, in anni in cui gli intellettuali erano anima della vita sociale e politica, artista multiforme, poeta, narratore, drammaturgo, regista cinematografico, filologo, critico, giornalista e polemista, quando la commistione di generi era ancora vista con sospetto, in tutto cio' in cui si e' provato ha portato un tocco di personale innovazione, ha messo la sua vena polemica e provocatoria, frutto anche dell'essersi misurato con una vita difficile, contrastata e sofferta, esibita e patita e difesa. Nato a Bologna nel 1922, girovaga per i paesi in cui viene trasferito il padre militare, poi dal 1937 torna a Bologna dove studia, segue all'Universita' le lezioni di un maestro come Roberto Longhi, fa amicizia con il gruppo di Leonetti e Roversi (coi quali negli anni '50 fondera' ''Officina''), collabora a riviste e pubblica in friulano le ''Poesie a Casarsa'', il paese dell'amatissima madre Susanna. Viene richiamato 15 giorni prima dell'8 settembre 1943, quando fugge e ripara proprio a Casarsa dove sono sfollati la madre e il fratello minore Guido, che, partigiano autonomista, nel 1945 resta ucciso in scontri con partigiani favorevoli a Tito, fatto che lo spingera' a un maggiore impegno politico e all'iscrizione al Pci, mentre inizia a insegnare. Nel 1949, accusato di corruzione di minori del suo stesso sesso, per lo scandalo venne sospeso dalla scuola e radiato da partito e, come costretto a fuggire, si trasferisce a Roma (ne parlera' 30 anni dopo in''Amado mio'' e ''Atti impuri'').

Se per Pasolini, e lo testimoniano i suoi primi versi, il Friuli era luogo quasi sognato, ''di una civilta' pre-capitalista - come ha scritto Vincenzo Mengaldo - e intrisa di religiosita' primitiva, la quale si sottrarrebbe alla devastante ruspa della storia, opponendole la sua autenticita' incontaminata'', cosi' felici e liberi nella loro istintuale esistenza e sessualita' sono i ''Ragazzi di vita'', romanzo scandalo del 1955, scritto invece in un romanesco non reale, mimetico, ma allusivo e reinventato letterariamente (quattro anni dopo arrivera' ''Una vita violenta''). L'originalita' e il dibattito aperto da queste opere mettono Pasolini al centro dell'attenzione culturale e mediatica e da allora la sua vita non fa che arricchirsi e diventare sempre piu' pubblica, compresa la sua sessualita', mentre lui cerca la provocazione, e' ''l'ultimo apocalittico radicale'' come scrive Sanguineti , e' assertivo e mai dialogico nelle sue esternazioni (arriva a chiedere che vengano sospese la scuola dell'obbligo e la televisione), nelle sue nostalgie e nelle sue visioni, nel suo non accettare alcuna omologazione, che e' poi il suo dato piu' eversivo. Non resta allora che citare i suoi titoli principali, i versi delle ''Ceneri di Gramsci'', ''La religione del mio tempo, '' Poesie in forma di rosa''; i romanzi ''Il sogno di una cosa'', il bel ''Teorema'' (che nasce in seguito all'omonimo film) e il postumo e ambizioso ''Petrolio'', i drammi in versi, dopo il ''manifesto per un nuovo teatro'', ''Orgia'', ''Calderon'' e ''Affabulazione'', che proiettano nel mito i complessi temi psicologici della sua opera; quindi i film, a partire dal 1961 con ''Accattone'', poi ''Mamma Roma'' e ''La ricotta'', e ancora ''Edipo Re'' e il nuovamente scandaloso e intensissimo ''Vangelo secondo Matteo'', sino al ''Decameron'' e all'estremo, perche' ultimo e per l'apocalittico pessimismo che lo pervade, ''Le 120 giornate di Sodoma''. A tutto questo si aggiungono volumi di saggi letterari e raccolte di articoli, pubblicati appunto tra l'altro coi titoli ''Lettere luterane'' e ''Scritti corsari''. Un'eredita' articolata, ricca, che cresce col tempo, la cui attualita', come scrisse il suo amico Gian Carlo Ferretti, ''riposa nella duplicita', nell'ambivalenza drammaticamente esibita fra pubblico e privato, fra l'opera e l'uomo, fra la pagina scritta e l'offesa quotidiana sopportata in pubblico e in pubblico denunciata e urlata''.

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