Che sia "meglio di Disneyland" come sostengono i figli del suo fondatore, oppure un "laboratorio sociale" come ama definirlo il responsabile dell'organizzazione per l'Italia, a far scegliere lo Sziget festival a "circa 500 mila persone" da 100 paesi diversi, è stata ancora una volta la sua capacità di "farti sentire in un mondo magico senza alcun bisogno di droghe". Lo sottolineano quanti si sono ribellati contro "certi pregiudizi" sull'uso di sostanze stupefacenti e l'abuso di alcol tra i cittadini dell'isola della libertà, a Obuda, tra le sponde del Danubio che bagna Budapest. E il responsabile di Sziget Italia, Ettore Folliero, respinge "le ricostruzioni di chi ha descritto con superficialità il festival come un luogo in cui sono tutti sotto l'effetto di qualcosa: non è affatto vero - sottolinea - e l'organizzazione investe tantissimo ogni anno nella comunicazione contro l'uso di droghe e con l'aiuto di Onlus che fanno informazione". Certo, aggiunge, "l'isola è un paese e come tale capita che in un angolino ci sia qualcuno che vende e qualcuno che compra, ma è una piccolissima parte e tutti noi facciamo il possibile per evitarlo". Per Ettore, "generalizzare su un argomento così delicato offende la maggior parte dei cittadini che vengono qui e si divertono in modo sano". Infatti, in una discussione sull'argomento aperta sulla pagina Facebook di Sziget Italia, molti hanno scritto di "venire da anni sull'isola ma di non aver mai preso droghe, né pesanti né leggere; e di non essersi mai ubriacati". Oggi è l'ultimo giorno sull'isola che ospita Sziget dal 10 agosto. E molti ragazzi, sia pur stanchi per aver vissuto una settimana in tenda, partecipando a centinaia di eventi, raccontano le proprie impressioni su un festival che prova sempre a migliorarsi. Era la prima volta qui per Alessandro, secondo il quale "questo è un festival per bravi ragazzi: mi resterà l'energia di un posto dove davvero ti si apre la mente".
Stare qui ha smentito anche per Veronica l'idea che aveva su Sziget: "Immaginavo girasse droga invece non ho mai visto nessuno fumare neppure uno spinello: sono stata a festival in Italia molto più piccoli ma molto più degradati da questo punto di vista".
Tra i viali dell'isola non è raro vedere anche famiglie.
"Porto qui i miei figli piccoli - dice Daniela - e non ho mai avuto problemi: sono contenta che possano vedere persone culturalmente lontane fra loro convivere bene insieme". Anche il giovane talento italiano Giò Sada, che sul palco del Light Stage ha travolto il pubblico, ritiene si trovi "molta più droga sotto le nostre case in Italia". Anzi, per Giò "questo festival è in piccola scala quello che dovrebbe essere il pianeta". Il fondatore e direttore generale di Sziget, Karoli Gerendai, ricorda invece di aver portato qui i suoi bambini, di sette e undici anni: "Sono stati diverse ore e si sono divertiti moltissimo - racconta - e quando gli ho chiesto se preferissero tornare a Disneyland oppure qui, hanno scelto Sziget". Anche l'anno prossimo gli organizzatori investiranno buona parte del budget (circa 25 milioni in totale per questa edizione) sulle infrastrutture e la sicurezza. "Vogliamo migliorare l'esperienza di chi viene qui", spiega Folliero che cura l'organizzazione di quasi tutti gli artisti italiani e di quelli pugliesi (questi ultimi in collaborazione con Puglia Sounds), ma che ci tiene molto anche alla "salute dei cittadini e alla qualità del cibo sull'isola". La "nostra cucina italiana del 'Mambo restaurant' - ricorda - è stata riconosciuta da 'Index.hu', il maggiore portale ungherese, come la migliore del festival". Intanto stasera è atteso per il gran finale sul 'main stage' il dj e produttore Hardwell, mentre ieri le performance di Noel Gallagher prima e di Sia dopo, hanno regalato ancora emozioni.
In particolare la performance di Sia è sembrata un compendio di quello che rappresenta Sziget: uno spettacolo in cui la musica ha preso forma e vita sul palco attraverso le performance degli 'alter ego' della star australiana, tra danza contemporanea e recitazione, per un'atmosfera indimenticabile.
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