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La Napoli terribile e tenera di Longo

La Napoli terribile e tenera di Longo

altro racconto e ricerca linguistica autore Lu campo di girasoli

ROMA, 05 luglio 2016, 12:28

Paolo Petroni

ANSACheck

LIBRO DEL GIORNO - 'L 'altra madre ' (Andrej Longo) - RIPRODUZIONE RISERVATA

LIBRO DEL GIORNO -  'L 'altra madre ' (Andrej Longo) - RIPRODUZIONE RISERVATA
LIBRO DEL GIORNO - 'L 'altra madre ' (Andrej Longo) - RIPRODUZIONE RISERVATA

   ANDREJ LONGO, ''L'ALTRA MADRE'' (ADELPHI, pp. 196 - 17,00 euro).
    A distinguere e rendere vera, credibile, assieme forte e poeticamente delicata la narrativa di Andrej Longo è la voce, il tono, la misra della sua scrittura delle sue parole, quando usa l'italiano, come nei racconti di ''Dieci'', il libro d'esordio, o una lingua praticamente inventata e tutta letteraria pur nella verità meridionale di fondo, come per il romanzo ''Lu campo di girasoli'', e questa volta in un bell'impasto di parlata napoletana e italiano, per portarci in una storia di casuale ferocia e di grande umanità a Napoli. Una città ''abbandonata da 'na vita'', dove la lotta per e la miseria quotidiana coabitano con una sorta di normalità, di chi cerca, non avendo più fame, di vivere secondo regole e principi, almeno finché può.
    E' quel che accade a Irene, poliziotta sola con Tanja, una figlia da crescere che resterà uccisa per resistere a uno scippo, finendo a terra e battendo la testa al marciapiede.
    Allora, tra dolore disperazione, ecco che le regole saltano e chi stava dalla parte dell'ordine scopre una ferocia che chi ha commesso il delitto non conosce invece nemmeno da lontano, essendosi trovato trascinato in un'avventura estranea al suo carattere, ma che fa parte del mondo in cui il sedicenne garzone barista Genny vive. ''Comunque Genny si crede che sarà un sabato come gli altri. Se lo credono tutti prima che succedano le cose'' anche a uno spericolato re dei motorini come lui, che lavora al bar di Michele e accudisce tra l'altro una vecchia madre semiparalizzata dall'asma, che fuma di nascosto e fa i tarocchi, per vedere il domani del figlio che la preoccupa.
    Irene, da sola, senza fiducia nelle indagini ufficiali, si metterà infatti in caccia dell'assassino della figlia, per arrivare a una vendetta privata, da borghese piccolo piccolo di ceramiana memoria, in questa storia che ricorda un po' quelle dei bambini dei primi lavori di De Silva. Un romanzo scritto con gran ritmo, un racconto sincopato che tiene alta l'attenzione, il coinvolgimento, e ha una struttura ad incastri, a situazioni diverse contrapposte, che si apre con una scena del finale, per raccontarci poi tutto quel che è accaduto in precedenza, sino a una chisura a sorpresa che sarebbe cattiveria rivelare. ''Ogni salvezza, forse, non proveniente da dove ha luogo il pericolo, è ancora sventura'', e in quetsa Napoli, tra dramma e sentimento, da dolori strazianti e tenerezze umanissime, raccontata senza retorica alcuna, il degrado e il pericolo fanno parte della vita quotidiana. Eppure, o forse proprio per questo, ''L'altra madre'' è un racconto con poco di veramente romanzesco, senza un intreccio complicato, sostituito dalla costruzione degli avvenimenti, da un puzzle di fatti che finiscono per incastrarsi tutti.
   

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