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Cassazione condanna Rai per danni da fumo passivo

Cassazione condanna Rai per danni da fumo passivo

Emanare circolari anti-fumo non basta, bisogna farle rispettare

ROMA, 04 marzo 2016, 12:21

Redazione ANSA

ANSACheck

Confermata dalla Cassazione la condanna della Rai a risarcire, con quasi 32mila euro più interessi, i danni biologici e morali da fumo passivo subiti da una giornalista ora in pensione, ex conduttrice del Tg3. Senza successo l'azienda di Viale Mazzini si è difesa sostenendo di aver emesso disposizioni contro il fumo. Ad avviso della Suprema Corte, circolari e direttive "non costituiscono, evidentemente, misura idonea a contrastare i rischi da esposizione da fumo passivo" se non si fanno rispettare con sanzioni.

Queste disposizioni contro il fumo nelle redazioni e in tutti gli ambienti di lavoro della tv pubblica - rilevano gli 'ermellini' condividendo quanto appurato dalla Corte di Appello di Roma - rimanevano "praticamente inattuate" perché l'azienda televisiva aveva scelto la strada del "cosiddetto approccio persuasivo e non repressivo", sottolinea il verdetto 4211 depositato oggi dalla Sezione lavoro della Cassazione che lancia un 'monito' anche agli altri datori di lavoro che chiudono gli occhi davanti ai fumatori incalliti.

Prova del 'permissivismo' di Viale Mazzini sul vizio del fumo, è la circostanza che la Rai, nemmeno nel materiale difensivo depositato in Cassazione, - affermano i supremi giudici - ha dato prova "dell'effettiva inflizione di qualche sanzione disciplinare" ai trasgressori del divieto di accendere sigarette, sottolinea la sentenza scritta dal consigliere Federico De Gregorio. In pratica, quella della Rai - rileva la decisione della Suprema Corte, collegio presieduto da Federico Roselli - è stata una "manchevole condotta" per la quale è stata riconosciuta la responsabilità di natura contrattuale dell'emittente pubblica, nei confronti della giornalista, "per non aver posto in essere misure idonee a prevenire la nocività dell'ambiente lavorativo derivante dal fumo". In base alle perizie svolte sia in primo che in secondo grado, era emersa "la riconducibilità eziologica della patologia riscontrata a carico della lavoratrice alle condizioni di lavoro, ravvisando un danno biologico pari al 15%, con conseguente risarcimento". La giornalista è stata difesa in Cassazione dagli avvocati Domenico e Giovanni D'Amati. Il suo ricorso è stato accolto per quanto riguarda il demansionamento che la professionista avrebbe subito dalla Rai dopo che le era stata tolta la conduzione del Tg3. Su questo punto ci sarà un processo d'appello bis. Rigettato, invece, il controricorso con il quale Viale Mazzini - difesa dagli avvocati Renato e Claudio Scognamiglio - contestava la sua responsabilità per danni da fumo passivo.
   

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