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Torna Gazebo, 'politica parli a menti, non a pance'

Torna Gazebo, 'politica parli a menti, non a pance'

'Zoro', reportage musica e web, 'mix intellettualmente onesto'

ROMA, 25 settembre 2015, 14:50

Claudio Accogli

ANSACheck

Gazebo, quarta stagione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gazebo, quarta stagione - RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazebo, quarta stagione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Domenica 27 settembre "Gazebo" torna a graffiare la politica italiana e internazionale in seconda serata su Rai3. Un mix di reportage, musica e internet, con il web sempre più segnato da violenza verbale e affermazioni "bestiali" spesso "anche fomentate da un livello della politica sempre più vicino alla pancia delle persone" quando "in realtà un politico dovrebbe fare proprio l'opposto, parlare alla testa", sottolinea all'ANSA il conduttore Diego Bianchi, in arte 'Zoro'.

    Appuntamento "verso la mezzanotte: la novità che abbiamo tutti gli anni è che per la quarta volta cambiamo collocazione del palinsesto", dice Bianchi, arrivato alla quarta stagione: "E' una cosa che in tv 'stranisce' un po', giustamente, perché il pubblico non fa in tempo ad affezionarsi che subito la sposti".

    Domenica, Gazebo si dovrebbe aprire con il tema dei migranti, e i reportage lungo il confine tra Ungheria e Serbia, ma il condizionale è d'obbligo. "Andiamo in diretta da sempre, e cercheremo di stare addosso all'attualità fino all'ultimo secondo possibile, come ogni trasmissione di informazione". "Quindi non lo so bene di cosa parleremo domenica sera", spiega Bianchi.

    La squadra è la stessa delle altre stagioni: Makkox alla 'consolle' delle vignette, Mirko "Missouri 4" con quello che definisce il "giornalismo puro" - l'incontro "tra le notizie e la strada" e il "renzometro" -, una band di musicisti di alto livello capaci di dar vita al rock, al blues e al soul, in un mosaico imprevedibile sotto l'occhio attento dell'"hacker" Andrea Salerno.

    Ma secondo Zoro non c'è una vera e propria ricetta e la classificazione di 'Gazebo' come un programma satirico è impegnativa: "Tutti i programmi iniziano dicendo noi non siamo un talk-show. Ma chi ti ha detto niente, quello è un genere, ci sono quelli belli e quelli brutti. A meno che tu non abbia qualcosa contro i talk in quanto tali, a meno che tu non sia il presidente del Consiglio che li vorrebbe segà (chiudere, ndr) tutti", sottolinea scherzando il conduttore. Fare satira con efficacia "inevitabilmente significa fare informazione".

    Zoro è "impressionato" dalla violenza verbale, "per certi aspetti criminale" che prorompe sul web in queste settimane - ma si tratta di "un problema che va avanti da anni" - in particolare sul tema dei migranti, con una intolleranza che esplode "soprattutto sul tema dei diritti", ma anche dei "colpevoli", dei 'rei confessi', con dichiarazioni su social network che rasentano "quelle dell'Isis".

    "Ma è bene sapere che certe cose ci sono, così quando uno esce non si stupisce quando le incontra per strada", anche se "inevitabilmente la tastiera" consente di scrivere cose turpi che il faccia a faccia non ammette, "in politica come nel calcio". E certe affermazioni "bestiali" - aggiunge - sono "fomentate" da una politica che si "vanta" di parlare alla pancia delle persone" e "non alla loro testa".

    Il conto alla rovescia è iniziato, la "leggerezza pesante" di Gazebo torna domenica sera. E Zoro rivela: le sue magliette invidiate non arrivano da Londra o New York, ma "da Irma la Douce, Andrea, un amico che ho conosciuto a San Lorenzo (nel cuore di Roma) tanti anni fa". 

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