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Cannes: Chronic, Tim Roth mite infermiere della morte

Cannes: Chronic, Tim Roth mite infermiere della morte

L'attore, l'eutanasia? Folle far soffrire malati terminali

CANNES, 22 maggio 2015, 18:55

dell'inviato Francesco Gallo

ANSACheck

Chronic Photocall - 68th Cannes Film Festival © ANSA/EPA

Chronic Photocall - 68th Cannes Film Festival © ANSA/EPA
Chronic Photocall - 68th Cannes Film Festival © ANSA/EPA

I malati terminali non li vuole vedere nessuno, tantomeno i loro parenti. E così molto spesso alla fine vengono rimossi con l'utilizzo di infermieri, badanti.
    Li si paga e la coscienza è a posto. Solo qualche visita e poi si scappa via. 'Chronic', film messicano di Michel Franco, in corsa al Festival di Cannes, racconta appunto di una di queste figure: David (Tim Roth), che di questo lavoro fa una vera e propria fede fino all'eutanasia.

In un festival in cui il tema della morte è un vero fil rouge (basti pensare, per i soli italiani, a Mia madre di Moretti e a Youth di Sorrentino), piomba questo film diretto da un giovanissimo regista che racconta in maniera spietata le involontarie umiliazioni che subiscono quei malati terminali incapaci di badare a se stessi. E dice anche che, per questi ammalati, l'infermiere diventa l'ultimo amico, quello che raccoglie tutta la loro vita, debolezze e rimpianti. Così è appunto per David, una sorta di triste e mite infermiere della morte, che assiste, di volta in volta, una giovane malata terminale, Nadia (Sarah Sutherland); John (Michael Cristofer) un anziano professionista che ama vedere libri d'arte come i siti porno. E questo fino a Sarah (Rachel Pickup), una malata di tumore che non sopporta più la chemioterapia e vuole morire. Lui li lava sotto la doccia, raccoglie le loro confidenze, vede con loro la televisione e diventa soprattutto il loro ultimo amico. La vita di David, che viene da esperienze traumatiche, è solo quella. Quella la sua unica passione e missione.

"L'unica persona che si occupa davvero del malato terminale è il suo infermiere, un estraneo che immediatamente entra nella sua intimità fisica ed emozionale e lo accompagna nelle sue attività quotidiane, le più fondamentali: lo lava, gli dà da mangiare, gli cambia il pannolone e la sacca urinaria e si fa carico di altre cose penose e umilianti per il malato. È una realtà che ho vissuto in prima persona con mia nonna che era assistita da una badante e dunque so quello che dico", spiega il regista messicano, al suo primo film girato in lingua inglese.
    Comunque, aggiunge, non volevo puntare per questo il dito contro quei familiari che delegano l'assistenza del loro caro agli altri".

"Quando ho letto la sceneggiatura non sapevo proprio come affrontare questo personaggio. Così ho iniziato a studiare tutte quelle persone che fanno questo tipo di lavoro e vedere il loro carattere", dice invece Tim Roth del suo personaggio di David.

Sulla possibilità di utilizzate l'eutanasia, replica invece l'attore alla domanda di una giornalista inglese: "Il suicido assistito è un tema complesso per molti paesi del mondo, comunque per me resta una follia far soffrire le persone. Specie - aggiunge - quando sono le stesse persone che lo chiedono. Sono favorevole".
    E aggiunge il regista: "Tim ha parlato per questo ruolo con molti infermieri negli ospedali che gli hanno fatto capire che il suicidio assistito è molto più comune di quanto si pensi". 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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