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Franco Passarella, la storia del 'partigiano tradito'

Franco Passarella, la storia del 'partigiano tradito'

Un libro ripercorre la vita del giovane cattolico ucciso nel '44

ROMA, 25 aprile 2024, 17:59

di Manuela Tulli

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La vicenda di Passarella, 'partigiano tradito ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Ucciso dal fuoco amico, da un tragico errore, ritenuto forse una spia o forse solo per impossessarsi della sua giacca e dei suoi scarponi. E' la storia di Franco Passarella, giovane cattolico che a soli 18 anni decide, a giugno del 1944, di unirsi ai partigiani, "ai ribelli per amore", e andare a combattere per la libertà di tutti. Ma poi scompare in Val Camonica e dopo la Liberazione non farà ritorno a casa. Il suo corpo fu ritrovato solo nel 1946 ma il ragazzo era stato ucciso in quello stesso giugno del '44.

    A ripercorrere la storia di Passarella è il libro "Il partigiano tradito" scritto da Anna Maria Catano, giornalista e scrittrice, e nipote della vittima, per le edizioni San Paolo.
    Nella prefazione, monsignor Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina (Roma) di origine bresciana, mette in evidenza "la bellezza della vita da cristiano di Franco e la profonda fede che ha vissuto e lo ha motivato". Allo stesso tempo Sigalini chiede che "questa polemica si spenga nella verità e nella giustizia, e non su un partito preso, con il coraggio di una revisione che può far male". L'autrice sottolinea infatti che "Franco Passarella non fu ucciso da orde fasciste, ma perse la vita in un 'triste dramma partigiano', che fu torturato e condannato a morte da quelli che avrebbero dovuto essere suoi compagni". E forse questa esecuzione avvenne "per futile motivo": "il voler sottrarre al signorino di città la giacca e gli scarponi", "unico movente reale di un omicidio insensato". Ad ucciderlo, secondo la ricostruzione pubblicata nel libro, fu un gruppo appartenente alla brigata partigiana delle Fiamme Verdi.

    Passarella, che era nato a Venezia il 25 ottobre del 1925 e che si era poi trasferito con la famiglia a Brescia, era un tarcisiano, ovvero faceva parte dell'associazione cattolica dedicata a san Tarcisio. "Franco partiva per portare il bene, per questo ha perso la vita. Non è partito con la pistola ma per portare il bene", conclude il libro, mentre per lo storico Mimmo Franzinelli "venne ucciso mentre stava per realizzare il suo sogno".

    Sulla vicenda non è scritta comunque la parola definitiva. L'associazione 'Fiamme Verdi' di Brescia già nel 2017 contestava le ricerche portate avanti dalla giornalista Catano: "I nomi degli individui indicati come gli assassini di Passerella - puntualizzava l'associazione - non risultano in alcun elenco delle formazioni Fiamme Verdi stilati in quei mesi del 1944 e negli elenchi compilati nell'immediato dopoguerra e conservati nell'Archivio". 

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