"Un accorato appello a chi ha
responsabilità di governo, affinché, anche in considerazione
dell'andamento pandemico si rivaluti, prima dell'inizio delle
festività di fine anno, possibili soluzioni diverse rispetto
alla chiusura" dei comprensori sciistici. Lo scrivono, in una
nota congiunta, il presidente del Collegio nazionale maestri di
sci, Giuseppe Cuc, e il presidente dell'Associazione maestri di
Sci italiani, Maurizio Bonelli, in rappresentanza di 15 mila
professionisti della neve e 400 scuole sci distribuite sul
territorio nazionale.
Con "il Dpcm del 3 dicembre un altro colpo di scure giunge
inesorabile sui professionisti della neve, privati" di "una
parte consistente della stagione scorsa, quella 2019/2020 e,
ora, con la prospettiva di non rimettere gli sci ai piedi
sicuramente fino al 7 gennaio 2021; ma, poi, cosa succederà? Per
i nostri maestri di sci e per tutte le loro famiglie non sarà
assolutamente facile, ma con il consueto senso di responsabilità
la Scuola italiana sci si sta adattando e si adatterà, pur non
condividendo le scelte prese che ci riguardano, crediamo dettate
dalla non conoscenza di base del mondo della montagna e delle
figure professionali che la compongono. La Scuola italiana sci
in questi mesi non è stata ferma: sono state predisposte
scrupolose linee guida, scrupolosi decaloghi e vademecum,
condivisi con gli impiantisti, per garantire la totale sicurezza
agli allievi prima, durante e post lezioni".
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