Una coda di persone all'interno
dello scalo che si trasformava in serpentone fuori dalle porte
scorrevoli: è la scena a cui si poteva assistere all'aeroporto
milanese di Malpensa, dove i viaggiatori in arrivo dai Paesi a
rischio coronavirus da ieri devono mettersi in fila per
sottoporsi al tampone. "Quando siamo usciti dall'area arrivi, ci
siamo trovati di fronte alcune centinaia di persone in coda,
almeno cinquecento: gli addetti della Protezione civile ci hanno
detto che sarebbero state necessarie circa due ore e mezza -
racconta Andrea O., di Crema, proveniente assieme alla moglie e
al figlio di due anni e mezzo da Minorca -. Stavamo per andare
direttamente a casa, pronti a fare il tampone privatamente, ma
ci hanno detto che avendo un bambino ci avrebbero fatto saltare
la fila. Così è stato, in cinque minuti abbiamo fatto il tampone
nel gazebo, dove c'erano circa 25 addetti al test, con le tute
bianche e le visiere. E' stato facile per noi, ma molti altri
boccheggiavano al caldo. Per non dire di una coppia di
piemontesi, furiosi perché il tampone loro non potevano farlo a
Malpensa".
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