La Corte di appello di Bologna ha
riabilitato all'esercizio di impresa commerciale Paolo Sciumè,
imputato nel processo sul crac Parmalat nella veste di
amministratore non esecutivo e condannato in via definitiva nel
2014 a cinque anni e tre mesi.
I giudici hanno deciso sull'istanza dei difensori, che
chiedevano di rideterminare la pena accessoria di 10 anni di
inabilitazione, appunto, all'esercizio dell'impresa commerciale
e incapacità di esercitare uffici direttivi, e l'hanno ridotta a
tre anni e sei mesi, completamente espiata dal 2017. Per la
terza sezione penale il confronto tra Sciumè e altre figure del
processo "porta a ritenere eccessivo il periodo interdittivo
decennale" inflitto sulla base di una normativa dichiarata
incostituzionale. La Corte tiene conto poi del percorso di
affidamento ai servizi sociali e valuta in modo positivo la
personalità del condannato, dotato di spiccate competenze
professionali, "pur a fronte del grave 'incidente di percorso',
ormai risalente nel tempo".
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