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Blockchain, Iss in prima linea per sperimentarla in sanità

Blockchain, Iss in prima linea per sperimentarla in sanità

Con piattaforma epatiti, tecnologia di condivisone sicura

12 novembre 2018, 13:17

Redazione ANSA

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(ANSA)- ROMA, 12 NOV - Condividere i dati clinici, mettendoli a disposizione dei centri connessi per poter essere analizzati e studiati e con il vantaggio eventuale per il paziente che chi lo cura li abbia a disposizione aggiornati tutte le volte che e' necessario, ma in maniera trasparente e ancora più sicura. Tracciandone ogni modifica, per evitare qualsiasi uso improprio.
    Non solo: per le aziende anche un modo per contrastare il fenomeno anche della contraffazione dei farmaci. A questo potrebbe servire la tecnologia blockchain, la tecnologia dei 'blocchi' sviluppata nel 2008 per rivoluzionare il mondo della finanza grazie all'adozione delle criptovalute, nella sua applicazione sanitaria. In termini semplici è un registro decentralizzato di cui ciascun componente detiene una copia, una sorta di database organizzato in blocchi crittigrafati. In sanità in prima linea a sperimentarla e' l'Istituto Superiore di Sanità, per i dati di una piattaforma sulle epatiti virali.
    "Mettere sotto BlockChain la piattaforma italiana per lo studio delle Terapie delle Epatiti Virali (PITER) dell'ISS - spiega il presidente Walter Ricciardi - rappresenta un passaggio pionieristico, il primo esempio italiano di "democratizzazione" di un database sanitario di cui i centri specialistici afferenti condivideranno e utilizzeranno i contenuti, secondo una metodologia che garantisce la massima trasparenza, e assicura al tempo stesso ai cittadini privacy e incorruttibilità dei dati dall'esterno". "I dati della piattaforma- aggiunge Stefano Vella, Direttore del Centro per la Salute Globale dell'ISS- saranno di fatto il primo Registro Italiano a essere realizzato con tecnologia BlockChain. "Tutti gli epatologi e infettivologi disporranno così della più grande casistica di ricerca clinica sul tema con i dati di circa 12mila pazienti e 105-108 centri clinici. "Non è una panacea che risolve da sola tutte le sfide della interoperabilità dei dati- conclude Massimiliano Barawitzka, di innovazione nel campo della salute, ma è sicuramente un percorso da intraprendere da subito".
   

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