Il gup di Terni ha rinviato a
giudizio una coppia del posto accusata di alterazione di stato
civile dopo essere ricorsa, in un Paese dell'est Europa, alla
pratica della maternità surrogata, il cosiddetto 'utero in
affitto'. Marito e moglie, per avere un figlio, si erano infatti
rivolti ad una donna che aveva messo a disposizione i propri
ovuli, poi fecondati con gli spermatozoi dell'uomo e impiantati
nel suo utero. Pratica questa permessa in quel Paese ma vietata
in Italia. Dopo una segnalazione da parte dell'ambasciata
italiana, che ha ritenuto il caso sospetto, al momento della
trascrizione dell'atto di nascita, la procura di Terni ha aperto
un fascicolo, contestando ai due genitori di aver fornito
informazioni false all'ufficiale di stato civile locale.
Ricostruzione contestata dal difensore della coppia, l'avvocato
Stefano Minucci. Per il legale "non è stata commessa nessuna
falsificazione, visto che la pratica della maternità surrogata è
perfettamente legittima" nella nazione dove è stata praticata.
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